Ecco un nuovo profilo di uomo degno di nota: il servo muto. Slave to love, a volte slave for business, altre slave per costituzione e tendenza.
L’uomo servo muto, o quasi muto, agli occhi di un altro uomo, che non lo è, più che ridicolo risulta imbarazzante. Perché alla battuta e risatina per le pene alle quali lo slave viene sottoposto dalla rispettiva prevale la paura di trasformarsi come lui, di diventare come lui.
Narra la leggenda di un servo muto che era alle dipendenze di una lei in carne, che cucinava malissimo ma che lo costringeva a divorare tutto quello che lei produceva, al punto da essere diventato obeso. Lei era arrivata a fargli mangiare anche i suoi avanzi nel piatto, una scena incredibile. E lui zitto, neanche un tentativo di ribellione di fronte a porzioni da fattoria della Lomellina dopo il lavoro nei campi. Sono ancora insieme, ma non c’è ascensore che li accolga all’unisono. È l’unico momento di privacy del nostro servo muto che, forse, parla con l’Otis non visto. E magari lo insulta, per sfogarsi.
Un altro invece era costretto a fare la figura del 2 di coppe quando a briscola comanda spade con i figli. La moglie si divertiva a smentire tutto quello che lui osava dire di fronte a loro, cambiava con sadismo non celato tutte le sue disposizioni in opposte, dava una serie di contrordini motivandoli con il semplice fatto che il papà non capisce niente di certe cose… Che poi erano tutte. Nonostante ciò i figli volevano bene a quell’uomo, però da minori egoisti lo tagliavano fuori da ogni decisione e, soprattutto, facevano quello che volevano.
Mi ha colpito anche la storia del servo chauffeur, obbligato a scarrozzare la sua lei per ore e ore, attendendola in seconda fila mentre la donna svuotava i negozi. Era capace di passare interi pomeriggi così, anche 5 ore di fila. Il premio era, stremato alla fine di una giornata da taxista fermo, una cena a base di affettato non misto, visto che lei non aveva certo avuto tempo di cucinare.
Il servo muto del sesso è quello, però, che più mi fa rabbrividire fra le leggende metropolitane, per la capacità della sua donna di imporgli una tale castità da annullarne la mascolinità. Il bello è che la fidanzata si vantava, nella storia, anche di fronte ad amici ed estranei, e con lui presente, di non essere minimamente interessata al sesso, con frasi del tipo: ah, a me il sesso non interessa! Se proprio devo farlo lo farò una volta al mese perché lui rompe (rompe!) e deve anche sbrigarsi, così finiamo in fretta e per un po’ non se ne parla più. Gli amici sbigottiti, a queste frasi, guardavano lui che accennava sempre un sorriso malcelante estremo imbarazzo. Una volta qualcuno azzardò: non lo fate un po’ pochino? Risposta: ma va, per quello che lui è capace di fare! Da giovane IO lo facevo più spesso, ma quello sì che era un uomo vero. Il silenzio cadeva tombale su queste parole.
Un altro servo muto è quello che dipende dal denaro di lei. Deve ingoiare situazioni tipo “se non gli avessi prestato i soldi io sarebbe fallito già tre volte”, oppure “si va dove dico io perché i soldi sono miei” e ” la casa è mia l’arredo come dico io”, fino al paradosso di vestirsi come Lei comanda, perché la carta di credito è sua. Sarà anche una gabbia d’oro in cui vivere, ma a me sembra più una vergine di ferro. Una situazione che mi ricorda tanto Il Vedovo, con Albertone e una strepitosa Franca Valeri.
E quello che a tavola con gli amici viene pedissequamente richiamato e redarguito dalla moglie? Lei lo tratta come uno scolaretto che deve imparare le buone maniere: non bere, no quello no fa ingrassare, basta così che hai veramente esagerato, pulisciti che ti sei sporcato, no il dolce no grazie lui non lo prende… Al ristorante? Ordina lei per lui, e lui zitto! Si narra che una volta gli abbia anche detto, prima di uscire: saluta bene tutti. Madre e figlio, peccato che lui magari abbia 40 anni e lei 30
E pensare che questi servi muti una volta erano uomini tutti d’un pezzo. E anche le loro donne erano fidanzatine carine, a parte alcune professioniste della vessazione per vocazione! Evitabili e riconoscibili però dai primi istanti.
Cosa è successo? Uno dei classici elementi ammazza matrimoni: da una parte la donna, che generalmente cerca di plasmare, anche con buone intenzioni, il suo lui in un “uomo migliore”, se non vede ostacoli su questo cammino ingrana la quarta e lo spiana a sua immagine e somiglianza. Dall’altra lui, nato per non avere rotture di coglioni e per non discutere, comunque innamorato lascia fare, lascia perdere e col tempo si ritrova ai ceppi.
Intendiamoci, tutti noi siamo stati servi muti almeno una volta: per accontentarla, per non litigare, per non discutere. Ma sono situazioni sporadiche da coppia di lungo corso, non malattie croniche. E poi, se la coppia funziona, lei non ti sputtana (quasi) mai di fronte agli altri, e poi tu stai zitto lì per lì, ma i tuoi occhi già trasmettono un minaccioso e giusto “poi a casa ne parliamo”. Il vero servo muto ingoia e basta, per giorni, mesi, lustri.
Di chi è la colpa? Io credo sia sempre dell’uomo, perché è nella natura della donna farci fare quello che vuole lei, dai tempi in cui Eva decise di cogliere la mela e di offrirla ad Adamo. Detto questo, La coppia vive su un equilibrio costruito da entrambi: se uno dei due cede terreno la bilancia peserà dall’altra parte. E la donna, si sa, è più attiva e intelligente, ha più iniziativa, anche in negativo.
Attenzione però: il prezzo fra schiavo e padrone non è sempre a favore del padrone, che vivrà forse una vita di coppia col potere assoluto, ma oggettivamente triste. E a rischio di rivolta, più o meno conclamata.
Allora, cari uomini, impariamo a non far esondare il letto dal fiume. E, care donne, superman non solo non esiste, ma quando vi siete innamorate di vostro marito lui non era neanche Clark Kent: perché lo volete trasformare? Non esageriamo, nessuno dei due, e andrà bene.
Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale: sincerely yours
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