Guardando i miei tre figli, compreso il mio regalo dei cinquant’anni, Rebecca, la mia cicci dopo due maschi, da sempre desiderata, penso a quanto siamo stati fortunati io e mia moglie Rita ad averli… così facilmente. Il primo è arrivato solo dopo sei mesi dall’apertura del cantiere, il secondo ci ha fregato perché credevamo di avere del tempo e invece Rita è rimasta incinta nel giro di un mese, Rebecca in 4 mesi era già in pista. Insomma, come dice l’amico ginecologo Enrico Semprini, a noi basta che io appoggi i pantaloni sul letto perché il gioco sia fatto, e di questo ringraziamo il Signore.
Ma ricordo anche cosa ci dicevamo da conviventi: se non vengono bambini noi non faremo mai tutta quella complicata trafila burocratica e biologica che coinvolge i genitori che si affidano alla procreazione assistita. Piuttosto faremo viaggi, ci compreremo belle cose (e quante! Forse non tutti hanno idea di che cosa costino tre figli!).
Col passare degli anni le tecniche mediche si sono affinate, è arrivata l’ovodonazione (all’estero), ho avuto diversi amici che hanno avuto bambini seguendo un percorso di procreazione assistita e sono felici, ma io non ho cambiato idea e, pur avendo i miei meravigliosi irrinunciabili cuccioli, tornando indietro mi comporterei allo stesso modo.
Perché un uomo come me, considerato da tutti com un padre attento e coinvolto, quasi un mammo, la pensa così? Perché nonostante l’importanza di un figlio, io credo che al centro della coppia debba sempre esserci… la coppia.
Pensare di doversi sottoporre a iniezioni di ormoni, prelievi di sperma, farmaci che ti ribaltano gli equilibri, visite su visite, annunci e delusioni (quante volte queste coppie si sentono dire che la cosa non è andata a buon fine, credo almeno il 50% delle volte), perdite di piccoli entro il terzo trimestre dopo che magari hai visto il cuoricino battere, è qualcosa che metterebbe a dura prova anche la coppia più affiatata.
Ma la cosa che trovo intollerabile è il pensiero di fare sesso a orologeria: con i rapporti contati, schedulati, analizzati, con il retropensiero del sarà la volta buona? No, non lo trovo naturale, anzi, lo trovo rischioso per il benessere psicosessuale di una coppia.
Se poi penso al fatto che molte coppie in crisi cercano un bambino come panacea dei mali della coppia stessa, mi vengono i brividi pensando a quanti piccoli infelici nascono non coibentando i genitori, ma facendoli deflagrare con la potenza che solo una rivoluzione neonato può avere nella vita di due adulti.
Già, mi immagino la coppia che dopo un calvario fra prove e riprove, ormai stremata, raggiunge l’obiettivo: arriva l’agognato bambino. Tutto bene? Non è finita, perché poi inizia la vera fatica, i veri litigi, gli uomor neri delle mamme, la non completa comprensione e coinvolgimento di molti uomini prima che papà. Insomma, un figlio è una prova del nove per una coppia fertile e solida, figuriamoci per una che arriva fiaccata da un percorso a ostacoli fra fivet e compagnia bella.
Con questo riconosco il sacrosanto diritto per tutti di avere la chance di avere un figlio, ma pensate bene, informatevi bene su quello che vi aspetta. Non è un salto da fare a capofitto e con la benzina del solo entusiasmo (e non parliamo di soldi…). Avete un dubbio? Lui ha delle remore? Alt… se ne parla, riparla e parla ancora.
Poi vedo coppie che ce l’hanno fatta e sono felicissime, per carità. Le ammiro, sono supercoppie solidissime ma… quante falliscono? E quante, come coppia, risentono pesantemente del colpo di maglio delle delusioni, della fatica e di tutto il resto? Molte rischiano di spegnersi, nei reiterati invani tentativi di finalizzare qualcosa che arriva a prendere il posto stesso della coppia, e quindi dell’amore motore di un’unione.
Quindi bambino sì, ma non a tutti i costi. E lo dice chi vorrebbe vedere figliare il mondo.
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