Ecco un assaggino del libro che sto scrivendo sulla mia infanzia a Venezia: vi piace?
VENEZIA, giugno 1971
Alessandro, 10 anni
Per mia nonna esistevo solo io. Io, Alessandro, primogenito maschio di quello che sarebbe diventato il patriarca di famiglia, mio padre.
La Famiglia era un coacervo di zie, nonni, madri, cugini e nipoti che arrivavano al totale di 20 presenti vitto e alloggio, nel piano nobile del palazzo dove abitavamo a Venezia. Fra padovani e veneziani (che quando litigavano si rinfacciavano le provenienze più o meno altolocate dei Sestrieri: mamma, di San Marco, urlava a mio padre “tasi giudechin!”) era tutto un rumore di fondo in dialetto che però aveva un solo credo: la famiglia, una, indivisibile.
La nonna era la regina di questa famiglia. Piccola, buona solo con il sottoscritto, faceva impazzire tutti, in primis sua figlia (mia madre) che, nella sua gerarchia, era molto meno importante di me.
Mi aveva insegnato a giocare a poker e, ogni sera, mentre tutti gli altri lavoravano per sbrigare l’immensa tavola da 20, io e lei avevamo il privilegio di assentarci.Vincevo sempre io, e lei godeva di questo. Mi dava dei soldi, certo, mica si può giocare a poker senza soldi, diceva, violando tutte le regole educative impartitemi dalla mamma. E poi mi raccontava di suo marito, mio nonno, morto 5 anni prima.
Il nonno era un omone alto 2 metri, stimato restauratore ed esperto d’arte. Insomma, quello che in città si definisce un Notabile: non ha caso i tedeschi lo avevano messo nella lista dei veneziani in vista da fucilare per dare un “esempio” prima della fuga. Tutti lo guardavano con estremo rispetto, incuteva soggezione. Mia nonna, invece, lo aveva completamente soggiogato. Era solita litigare con lui a pranzo, lo faceva finché non gli andavano di traverso le uova sode (ne mangiava fino a 6 al giorno, un’eredità che mi ha lasciato, calmierata dai miei studi sul colesterolo).
Dicevo, la nonna mi raccontava di lui, di prima che io nascessi. Una delle mie storie preferite era quella del tesoro. Sì, perché mio nonno, dopo un sogno…
TO BE CONTINUED
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