Diciamolo subito: chi è senza peccato scagli la prima pietra. E in passato ho pensato che la vita di coppia, soprattutto se lunga, fosse fisiologicamente legata a un principio: da una parte c’è una donna di riferimento, dall’altra tutte le altre, cioè quello che io chiamavo sport.
Ma non volevo confrontarmi con voi sui miei trascorsi di fedeltà, ma sul tradimento e, soprattutto, sulla possibilità di ricucire dopo.
Faccio parte di una generazione di divorziati e di secondi matrimoni. I miei coetanei, cioè i cinquantenni, sono stati la classe che ha più divorziato dopo i nostri genitori, che non si mollavano mai, neanche se diventavano degli estranei.
È come se, alla fine degli anni 80 e primi 90 fosse scattato un meccanismo psicologico. Non si deve stare insieme per forza se qualcosa non va, ci si lascia. Così, il 90% di quelli che conosco si sono separati, sono divorziati e hanno fatto figli dopo i 40.
In nove casi su dieci il motivo del contendere è stato il tradimento. O, almeno, se non la causa il finale di un rapporto in picchiata, la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Già perché alla mia epoca, cioè fra la seconda guerra mondiale e gli anni duemila, non si tornava indietro dal tradimento. Non conosco coppie che, una volta confessato o, peggio, scoperto l’altro o l’altra, siano ripartite.
Logico, ho sempre pensato: che cosa più del tradimento può minare per sempre un rapporto così intimo come quello di coppia? Una strada senza ritorno, non importa se da scappatella o da vita parallela.
Poi, agli inizi del duemila, comincio a vedere le prime coppie travolte dal tradimento che, dopo un periodo di accuse, lacrime e tutto finito ricominciavano. Piano piano, ma ricominciavano.
Si era infranto un tabu. Questi sopportavano, metabolizzavano, perdonavano e poi ripartivano. Apparentemente senza zoppicare, anzi, a volte con palese e rinnovato entusiasmo. Vera rinascita? In alcuni casi sì.
Il mio assioma vacillava. Ma come era possibile perdonare l’imperdonabile?
Eppure i casi di coppia Fenice si moltiplicavano col passare degli anni. Oggi, secondo una mia stima, almeno il trenta per cento è riuscita a superare il tradimento e a ripartire.
Bello no? No. Fatte le dovute eccezioni, credo che questo nuovo trend sia più dettato da motivi strumentali che sentimentali.
La coppia che tiene dopo un tradimento lo fa, in sequenza non statistica, scegliete voi:
Per questioni economiche: un divorzio può rovinarti e comunque il tuo stile di vita cambierà radicalmente.
Per paura della solitudine: soprattutto per le donne, il parterre che le aspetta fuori dalla vita di coppia è spesso desolante, costellato da uomini che vogliono scopare e basta, cercano una mamma o sono ormai inguaribili single. Per gli uomini va un po’ meglio, ma prima o poi qualcuna, più di una, chiederà di Oddio! Sposarti.
Per i figli: l’unica ragione che mi fa pensare che andare avanti nonostante tutto in certi casi non è possibile, è doveroso.
Per pigrizia: l’uomo è in grado di resistere a non prendere una decisione a volte per lustri.
Per varie ed eventuali che non c’entrano nulla con l’amore ritrovato e rinnovato.
Quindi aveva ragione Otello: dal tradimento non si torna indietro, a meno che non pianifichi scientemente un piano B. Lui aveva un attimo esagerato, ma lo capisco.
Un caro saluto a tutti i miei amici avvocati, di famiglia e non…
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