Nella morale più diffusa chi tradisce ha sempre torto e chi ha tradito ha sempre ragione. In questo suo articolo, che ospito volentieri, l’amica Marina Dutt ci racconta che non sempre è così. E che si tradisce anche per sopravvivere a una sorta di “ricatto” sentimentale, per poi magari scoprire che la presunta vittima aveva fatto ben altri tradimenti che qualche scopata. Leggete

Ciao a tutti. Ho pensato di raccontare la mia storia per arricchire l’interessante excursus di Ale nel variegato mondo dei rapporti di coppia. D’altronde i tabù non riguardano solo il sesso e il tradimento, in Italia ancora oggi persino i più comuni e spesso momentanei disturbi neurologico-mentali sono collettivamente indice di forte imbarazzo. Aprire la mente – come sta facendo Ale con il suo blog – significa semplicemente rendersi conto che, al di là di stereotipi e luoghi comuni dipinti da un cosiddetto codice morale aggregante, esiste la realtà. Ben distante dai parametri oggettivi proprio per la sua soggettività..      

 

Non credo di avere il gene della traditrice, eppure ho tradito, ho proprio tradito di brutto e per alcuni anni. Vivevo da tempo con Luca infelicemente, passata la obnubilante fase dell’innamoramento mi ero resa conto non fosse l’uomo che desideravo al mio fianco. Oltre a essere profondamente diversi, o forse proprio per questo motivo, lui non era capace di farmi sentire amata, di farmi sentire desiderata, di farmi sentire donna. Gliene avevo parlato e riparlato milioni di volte, ma lui tagliava sempre corto dando la colpa a me, “ sei tu sbagliata, sei tu che non capisci…”.

Vista l’impossibilità di dialogo, di confronto, di condivisione dei miei stati d’animo, un bel giorno decisi di andarmene. Triste e sofferente preparai una grande valigia, prenotai una camera in un albergo e quando rincasò lo misi ragionevolmente al corrente della mia decisione peraltro già nell’aria, non gli tacevo certo la mia insoddisfazione. Luca roteò gli occhi all’indietro, premette la mano sulla sinistra del petto, si accasciò sul pavimento sussurrando : “ Il cuore..il cuore..ho un attacco…”. E restò lì fermo, immobile per qualche minuto.

Non volle saperne di andare al pronto soccorso e lentamente, tra sospiri, sospironi e respiri, si riprese. Passai la serata spaventatissima, a sentirmene dire di tutti i colori mentre, paralizzata dai timori e dai sensi di colpa che riusciva a inculcarmi, disfacevo la valigia e annullavo la prenotazione in hotel. Ingrata, io ti amo e tu non capisci l’immensità del mio amore, mi farai morire d’infarto per la tua leggerezza e via narrando.

Da quel momento iniziai a sentirmi letteralmente in gabbia, imprigionata e soffocata dalla sua violenza psicologica. Demoralizzata al punto da domandarmi: ma chi sono? Non perdeva occasione per criticarmi, per farmi notare quanto fossi stronza, per sottolineare che avevo un carattere insopportabile e per fortuna avevo trovato un uomo come lui, disponibile ad amarmi nonostante l’orrida persona che ero. Non ce la facevo a lasciarlo e il nostro rapporto, naturalmente, andava sempre peggio. E io stavo male, ero come sgretolata dentro. Non me la sentivo più di far sesso con lui, era sempre stato per me un atto deprimente e puramente fisico: zum zum e poi lui si addormentava, cinque minuti, forse sei. A quel punto mi ero proprio bloccata, cosa che lui volgeva a suo vantaggio nel descrivermi negativamente“ e povero me, sei pure frigida”.  

In quel periodo viaggiavo molto per lavoro. Intensificai il più possibile la lontananza da casa accettando anche un incarico che mi tratteneva a Roma per tre giorni ogni settimana. E, una volta sola, iniziai a comportarmi come mai mi era successo prima: una relazione dopo l’altra. Con estrema naturalezza, distaccata da alcun tipo di senso di colpa per Luca, senza particolari pensieri, vissi con disinvoltura la mia femminilità. Non erano rapporti d’amore bensì di compensazione, non importanti ma rigeneranti. Alcuni di breve durata, altri più lunghi. In certi casi appassionati, talvolta più “intellettualeggianti”. Tutti in sincera sintonia, senza morti o feriti. Quel che contava per me era ritrovarmi, riprendere a star bene in modo psicofisico, con me stessa e con gli uomini.

Negli anni successivi ritentai un paio di volte di lasciare Luca, ma al mio “ …lo sai che da tanto non ti amo più e…” capitò esattamente come la prima volta: pareva avesse un preludio d’infarto. Mi accusava infatti (anche) di fare periodici controlli cardiologici: a causa mia aveva iniziato a soffrire seriamente di cuore. Pensai così che il mio destino fosse quello delle strade parallele: onde evitare di avere un morto sulla coscienza, non riuscivo a chiudere con lui. Però avevo la prorompente necessità di vivere ed essere una donna. Oramai con lui mi sentivo un pappagallo impagliato di gozzaniana memoria. Inoltre, Luca mi trattava sempre peggio, aveva persino iniziato a darmi della troia: sempre per non provocargli attacchi letali, ben mi guardavo dal dirgli che avevo altre storie, sia pur ininfluenti.

Ma lui immaginava senza troppa fatica che, non esistendo più rapporti di dialogo e di sesso tra noi, avessi qualcuno in giro. Ricordo che tentavo persino di provocarlo e gli dicevo : “ Se pensi che sia una puttana, perché stai con me? Lasciami!” e lui, afflitto, con atteggiamento super-drammatico (pareva un attore in scena), talvolta piangendo rispondeva imperterrito: “ Io ti amo, ti amo! Sei tu che devi capire e rinsavire dalla tua dabbenaggine!”

Un giorno ero a Milano, entrai per bere un caffè in un bar di piazza San Babila. Al bancone c’era un tipo che avevo visto un paio di volte di sfuggita, un collega di Luca e stava sorseggiando qualcosa. Mi vide, appoggiò il bicchiere e iniziò a squadrarmi da capo a piedi. Per non sembrare scortese mi avvicinai con la tazzina del caffè in mano e lo salutai. Il tale grugnì e, fissandomi negli occhi, scosse il capo con aria disgustata. Non capivo. “…c’è qualcosa che non va?”, gli chiesi stupita. Inaspettatamente mi rispose: “ Sì, sono molto dispiaciuto per Luca, dopo tutto quello che ha fatto per te..ma donne come te non sanno neppure cosa sia la gratitudine” e mi guardò torvo. Reagii prontamente :“ Senti un po’, non permetterti …” ma lui, oramai infervorato, mi interruppe bruscamente: “ Luca mi ha raccontato la verità tra voi: ti ha raccattata ubriaca per la strada. Non avevi casa, lavoro, soldi, niente e nessuno. Ti ha curata dall’alcolismo e dato lui tutto quello che hai oggi! Vergognati “ e se ne andò di scatto, come seccato dalla mia presenza. Aveva usato proprio il termine “raccattata”

Restai raggelata e attonita con la tazzina di caffè in mano. Poi percorsi corso Vittorio Emanuele con i brividi di freddo che mi salivano lungo la schiena e la testa pesante, piena di punti interrogativi. Infine, mi sedetti sui gradini del sagrato del Duomo e chiamai col cellulare un paio di persone che allora frequentavo e conoscevano Luca. Entrambe, molto imbarazzate, mi confermarono che sì, era vero, raccontava questo di me. Ma no, nulla sapevano di suoi problemi cardiologici. E io, sudando freddo, ora capivo chiaramente quello che non avevo realizzato per molti anni: Luca era uno psicopatico. E non aveva veri attacchi di cuore, bensì li simulava ad arte.  

D’altronde i fatti erano appunto fatti, impossibile per me cadere ancora in insidiose trappole psicologiche: lo avevo conosciuto a cena a casa di una comune conoscente. All’epoca avevo 28 anni, lavoravo a tempo pieno, vivevo in centro a Milano a casa dei miei genitori perché con loro stavo bene. I miei erano benestanti e soprattutto, bere mi è sempre piaciuto, mai però sono stata un’alcolizzata!    

A quel punto organizzai di nascosto la mia fuga e finalmente lo lasciai, provando una sensazione di libertà indimenticabile: durante i mesi seguenti, mi sembrava addirittura di volare. E stavo benissimo, benchè per parecchio non abbia avuto più voglia di mettermi con un uomo.

Aggiungo che un mio conoscente psicoterapeuta, al quale avevo confidato questa vicenda per chiedergli un parere, in sintesi mi rispose: “ Ti sei salvata tradendolo, il tuo inconscio ha captato la sua commedia e ti ha spinta al distacco”. Più o meno quanto spiega Aldo Carotenuto in “Amare Tradire”, un libro illuminante che consiglio a tutti di leggere

 

 

 

 

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9Commenti

  • Ariel, 10 Novembre 2021 @ 14:13 Rispondi

    @oldplum, 10 Gennaio 2018 @ 21:30Rispondi
    Mai una carezza. Mai un ti amo. Mille volte a parlare di questo. Mille volte colpita dal silenzio. Lo tradisco. Lo mollo. Lui piange, vomita. Gli racconto. “Mi perdona” Credo in lui. Torno. 6 mesi di commedia. Poi tutto uguale a prima. Affettività zero. E Sono comunque una troia nella sua testa. E lui la vittima .Ho 2 lavori . 2 figli. Sono laureata. Stasera mi ha detto che non sono una buona madre perché non lavo per terra. Lo detesto.

    Cara Oldplum rileggevo questo tuo commento che ritengo molto di valore di aiuto per altri casi analoghi
    E secondo me,è probabile che tu abbia vissuto un incubo di vera realtà tossica e cioè con un vero manipolatore di tipologia più che ipotizzabile NARCISTA perchè I così detti anaffettivi significa non avere particolare empatia il che genera la impossibilitá di provare sentimenti ed emozioni corrispondenti agli stessi.

    In questo tuo commento metti in evidenza un comportamento che si può ben definire violenza psicologica dov’è esattamente esistono tattiche apposta di illusioni del metterti talmente in esasperazione e sofferenza che meno male che sei riuscita a fare esperienza extra
    Questo ti ha dato la forza di salvarti dal peggio assicurato

    La Svalutazione continua della preda avviene infatti con metodo diverso dove si installa apposta sempre il senso di colpa così appunto in apparenza sembrerebbe logico giudicare chi tradisce “ colpevole” quando in realtà ci si viene spinti proprio dal proprio carnefice

    Per poi elargire dal alto della sua malvagia autorità il ti perdono assolutamente finto
    Infatti tutto calcolato pur di trattenere la preda
    E quale modo migliore resta se non quello di metterti in posizione della colpevole che poi lui perdona!!!!

    Infatti dopo poco ti sei meno male accorta del INGANNO!

    Carissima Old meno male che sei davvero stata forte da riusvire a staccarti da una situazione di vera aggressività
    Anche e ancor di più il silenzio ignorare la propria moglie e denigrarla in un continuo fa molto male

    Ormai ne sei fuori GRAZIE A TESTESSA!!

    Mi pareva importante aiuto per chi legge il tuo commento e qui il mio che sta apposta scritto per aiutare chi magari esattamente si sente solo che colpevole e manipolato non riesce a staccarsi

  • Ariel, 17 Aprile 2021 @ 19:37 Rispondi

    Non lo avevo mai letto questo articolo e soprattutto la testimonianza preziosa di Marina .
    Il suo racconto è infatti un viaggio terribile in mezzo a ciò che la Scienza giustamente definisce una relazione tossica

    Ho infatti pensato dopo la mia esperienza con uomo tossico e poi nel tempo essendomi trovata qui in queste pagine in mezzo a un gruppo in maggioranza di donne sposate e con amante o amanti non ha importanza ecco ho pensato che sicuro nel loro caso e una via di fuga da una situazione di grande sofferenza e a maggior ragione quando esistono casi così espliciti di vera manipolazione negativa e che si attacca perfettamente alla presenza di una dipendenza affettiva latente

    Spesso gli psycho come li chiamo in modo veloce per definire questi tipi di manipolatori ad alto impatto giocano con mano pesantissima sul senso di ricatto effettuato perlopiu su basi di malattia grave o morte imminente di cui chiaramente addossano la colpa alla “ vittima temporanea”

    Perfino nel mio caso che non stavo affatto impegnata ,purtroppo vedova ,ecco il grande BUGIARDO che aveva taciuto la verità del suo essere regolarmente sposato con figli
    Poi però prima che lo scoprissi minaccio diverse volte con me che se lo avessi mollato lui si sarebbe ucciso.

    Sono minacce piene di vero ricatto e vera violenza psicologica che gioca infatti sulla dipendenza affettiva latente e sul fatto concreto di generare facilmente la paura che davvero lui possa morire e sicuro già si sente la colpa nostra

    Un INCUBO che posso ringraziare eternamente tutti i miei terapeuti e terapie fatte in ogni dove e in ogni forma e sostanza che mi hanno fatto uscire la forza di mollarlo senza mai più voltarmi indietro

    Ho commentato apposta oggi anche per dare la possibilità di leggere qui per chi vorrà del Blog più che me la testimonianza di Marina che spero si viva davvero oggi felice e serena la sua nuova vita!

  • Franca, 10 Gennaio 2018 @ 21:56 Rispondi

    So cosa significa essere colpiti dal silenzio. Non credo ci sia niente in grado di ferire di più.

  • @oldplum, 10 Gennaio 2018 @ 21:30 Rispondi

    Mai una carezza. Mai un ti amo. Mille volte a parlare di questo. Mille volte colpita dal silenzio. Lo tradisco. Lo mollo. Lui piange, vomita. Gli racconto. “Mi perdona” Credo in lui. Torno. 6 mesi di commedia. Poi tutto uguale a prima. Affettività zero. E Sono comunque una troia nella sua testa. E lui la vittima .Ho 2 lavori . 2 figli. Sono laureata. Stasera mi ha detto che non sono una buona madre perché non lavo per terra. Lo detesto.

    • alessandro pellizzari, 10 Gennaio 2018 @ 21:40 Rispondi

      Così si perdono le persone

  • Silvia, 11 Dicembre 2017 @ 20:33 Rispondi

    Questa storia è la dimostrazione che a volte le cose non sono affatto come sembrano

  • Anna De Poli, 11 Dicembre 2017 @ 20:17 Rispondi

    Il mio lui mi diceva” hai le fette di salame davanti agli occhi” io non capivo o meglio non volevo capire, mi chiedevo ma se dice di amarmi , perchè fa queste affermazioni? Finchè a mie spese ho capito, ma ce n’è voluto di tempo. Ho cominciato a guardarmi in giro, finché ho trovato un’ altra persona ed ho avuto finalmente la forza di lasciarlo. L’ ho, diciamo tradito anche io, a fin di bene.

    • alessandro pellizzari, 11 Dicembre 2017 @ 20:24 Rispondi

      Hai fatto bene a tradirlo

  • fenice, 23 Giugno 2016 @ 09:36 Rispondi

    E’ proprio vero che durante l’innamoramento non si vedono o non si vogliono vedere certe cose…Poi il tempo passa e tutto appare più chiaro..troppo chiaro, anzi deprimente…
    Allora volgi lo sguardo altrove, perchè quello che hai di fianco non è l’uomo che vorresti: poche attenzioni, carinerie solo quando vuole arrivare allo scopo. Dopo, nemmeno un bacino per salutarti o il semplice darti la buonanotte.
    Lo sguardo altrove inevitabilmente cade su qualcuno, lui percepisce qualcosa e allora, pur di non perderti, magicamente si trasforma…ti amo, ti adoro, non potrei vivere senza di te, hai delle gambe bellissime, ti desidero sempre, regali, attenzioni…tutto questo quando i buoi sono scappati dalla stalla…
    E allora chi è la vittima? Chi ha cercato attenzioni ed emozioni, o chi si becca le corna???

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