Il 18 di Aprile il Festival di Salisburgo ha commemorato il suo fondatore, il Maestro Herbert Von Karajan.
Karajan non solo è stato ed è il più grande direttore d’orchestra e insuperato interprete della Nona (che dirigendo, cantava a memoria a occhi chiusi), ma ha segnato la mia adolescenza e la mia crescita musicale.
Me lo ha fatto scoprire mia madre, che amava la musica classica e che suonava il pianoforte a coda nel salone di casa nostra, a Venezia.
Lei, insieme a suo fratello, lo zio Plinio, mi hanno iniziato alla classica. Vivaldi, certo, perché il prete rosso non può mancare nelle orecchie di un veneziano, ma anche tanto tanto Beethoven.
E Beethoven è Karajan. Karajan è Beethoven.
La mia iniziazione è stata con la Pastorale. La ascoltavo di notte, al buio, e dirigevo come gli avevo visto fare in diversi filmati. Musica a palla nelle cuffie e dirigevo, dirigevo per ore, le mani che si libravano nel buio secondo una sequenza libera, ma con tentativi di ricopiare i gesti del Maestro. Era un piacere infinito e ho sempre avuto il desiderio recondito di diventare un direttore d’orchestra.
Però ero destinato a un amore diverso, il giornalismo e la scrittura. Me ne sono fatto una ragione del direttore d’orchestra, certo, ma la sensazione è come quella di chi ha potuto avere una donna bellissima e ha perso l’occasione perché, quella notte, ha esitato a bussare alla sua porta.
Karajan, che a rivederlo su Classica di Sky mi suscita ancora emozioni fra i brividi e le lacrime per la commozione, è anche legato alla mia prima spesa folle da diciottenne.
A 18 anni mio padre, nel tentativo vano e azzardato di responsabilizzarmi sul fronte della gestione del denaro mi ha detto: ora che sei maggiorenne non solo ti aprirò un conto in banca, ma ti farò avere una carta di credito. In più, quantifichiamo, a parte università, alimentazione e beni primari, quello che tu mi costi al mese. Abbigliamento, benzina, divertimenti, hobby… Io ti darò la cifra intera che rappresenta queste voci e tu dovrai gestirtela come un buon padre di famiglia.
Com’è finita? Ho usato subito TUTTO il plafond della carta di credito per comprarmi l’ultimo Walkmen supertitolato e la serie completa delle opere dirette da Karajan, sparandomele a manetta per tre lunghe notti e, naturalmente, dirigendole tutte.
Poi c’è stata Arancia Meccanica, il film più bello di Kubrick (altro grande Maestro per me) dopo Barry Lindon. Lì Beethoven è diventato elettronico. Ero estasiato, anche perché nel mio cuore musicale c’era già spazio per Emerson Lake & Palmer, Yes, Rick Wakeman e i Genesis.
Kubrick era un ammiratore delle esecuzioni del più Grande. Ma le versioni originali rimanevano insuperabili.
Chissà cosa ha pensato il Maestro della versione Moog della Nona di Kubrick, non sono riuscito a trovare suoi commento in proposito, magari qualcuno di voi mi può aiutare.
Oggi Karajan è conosciuto dai miei figli che assistono alle sue esecuzioni di Classica come se seguissero un cartone animato. Nessuna forzatura da parte mia, solo ascolto, prima in sottofondo, e poi insieme. In un crescendo Karajaniano. Fra le colonne sonore di casa mia la Classica ormai è… di casa.
In tema di classica in famiglia, è rimasta poi storica la scena con i miei figli con Nicolò a sei anni e Sebastiano 4 che ascoltano con me Vivaldi. Io chiedo a Nicolò: di chi è questa musica? Di Antonio Vivaldi papà. Sì, ma l’opera? Nicolò: le quattro stagioni. E il fratello Sebastiano: si mangia la pizza?
Nicolò ha seguito il mio amore per Karajan e per la classica, imparando e continuando a suonare il pianoforte per 4 anni. Poi, l’anno scorso, iniziando la prima media mi ha chiesto di smettere: troppi impegni, doveva scegliere.
E’ stato un colpo al cuore lo confesso, ma io non posso proiettare sui miei figli il mio recondito sogno di direttore d’orchestra, e quindi ho abbozzato. Vorrà dire che da pensionato, se mai avrò una pensione o smetterò di lavorare, studierò musica.
Ma Maestro Herbert Von Karajan, ti prometto che dopo l’estate proverò a far ricominciare Nicolò con il pianoforte. Ne vale la pena no?
O Freunde, nicht diese Töne!
Sondern laßt uns angenehmere
anstimmen und freudenvollere.
Freude! Freude!
Freude, schöner Götterfunken
Tochter aus Elysium,
Wir betreten feuertrunken,
Himmlische, dein Heiligtum!
Deine Zauber binden wieder
Was die Mode streng geteilt;
Alle Menschen werden Brüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt.
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