La mia illustre amica, medico e scrittrice Maria Giovanna Luini, legge il mio post sugli amanti (leggi qui) e mi scrive:
mi capita a volte di suggerire (con le parole o il silenzio eloquente) alle mie pazienti di trovarsi un amante. Amante uomo o donna, comunque un amante. Per esplodere di vita là dove si è immobili, per ricordarsi com’è, per non concentrarsi solo sulla malattia. Una mia paziente mi disse una volta: “Non vedo
l’ora di soffrire di nuovo per amore”.
Queste ultime parole mi hanno fatto ricordare, tra tanti ragionamenti e prese di misura della coppia di oggi, come ci si sente a essere amanti, o comunque a essere nuovamente innamorati. “Per esplodere di vita là dove si è immobili”, come scrive mirabilmente Maria Giovanna, fino al punto di godere nella sofferenza dell’amore, che è anche gioiosa sofferenza.
Maria Giovanna mi ha fatto venire in mente quei momenti di struggimento per l’amata nascosta e lontana, vissuti già da uomo ma con l’intensità di un adoloscente. E li riconosci subito proprio perché li hai già vissuti, te ne sei abbeverato.
Una sete che può tornare e infilarsi come un rivolo fra le piccole crepe dell’immobilità di un rapporto troppo lungo, troppo uguale a se stesso, per poi farsi torrente, a volte cascata dirompente che spazza via, con la sua furia di passione, la casa costruita in decenni di vita.
Essere amanti significa attendere, sognare, spasimare, tenere segreto, urlare al cielo il proprio amore quando non c’è nessuno che ti può ascoltare tranne le stelle, sperando che lei stia guardando le stesse stelle.
E lei le sta guardando. Anche divisi dalle vacanze, un classico delle storie parallele, ci davamo un appuntamento a mezzanotte e cercavamo la stella polare, per pensarci in quel preciso momento.
Sdolcinerie per un uomo adulto? Questo è il bello. Torni e provi sentimenti che ti mancavano, impolverati dal tempo e dalla routine. Ti senti vivo di nuovo. Hai il tuo segreto bellissimo. Ti fa soffrire, perché lei è lontana, ma ti fa sognare perché lei è lì, è la tua stella.
Ricordo una sterzata improvvisa nella notte per fermarsi a un benzinaio e baciarla, perché la musica, quella musica, ti costringe a baciarla, senti un groppo in gola, hai bisogno di lei, subito, ora.
Ricordo una notte d’amore, l’ultima doveva essere. Si può piangere mentre si fa l’amore? Sì, si può. È un misto di paura e passione, disperazione e felicità che si uniscono in un istante, e che ho provato di nuovo solo quando mia moglie mi ha detto, la prima volta, che aspettava un figlio da me.
E poi cose più banali, ma sublimi: sofferenze e piaceri insieme, come quello di non avere fame che di lei, e dimagrire perché bruci di adrenalina e di passione. Non mangi, perché mangi solo lei. Vuoi morire se litighi con lei. Vuoi morire, se la deludi perché, ancora una volta, il dovere chiama.
Sì soffre ma di piacere, si soffre ma di sentimento, il dolore è produttivo, non distruttivo.
Allora, cara amica che hai trovato il tuo nuovo possibile lui, e caro amico che ti stai perdendo per una Dea che è entrata come un fulmine al ciel sereno nella tua vita, soffri e sogna. Fatti trascinare dall’istinto, per rivivere cose terribili ma bellissime.
Nessuno, anche se lo chiederai a tutti e tutti i giorni come un demente o una sorda, potrà mai dirti come andrà a finire. Finirà male, o finirà con tre figli, solo il vostro karma conosce cosa è scritto per voi. Ma una bussola c’è: è l’istinto. Quindi io, voi, possiamo discettare all’infinito sull’amore clandestino o comunque travagliato analizzando con le regole acquisite dall’esperienza, ma il risultato dei miei tanti decaloghi, da quelli più seri a quelli ridanciani, non vale nulla contro l’istinto.
E la grande voglia di soffrire ancora per lei, anelando ogni minuto di distanza e di attesa, a dirigere l’orchestra dei sentimenti risorti dalle ceneri.
Io quella salita che vedete nella foto a Cortona, l’ho fatta tutta per arrivare a lei. I piedi sanguinanti, il cuore scoppiato, le lacrime agli occhi: la mia, la nostra via Crucis. Di sofferenza prima e di gioia poi. Alla fine mi sono sposato a Cortona. Con lei incinta del primo dei nostri tre figli.
Ogni giorno non vediamo l’ora di soffrire per amore. Grazie Maria Giovanna, e grazie alla tua sconosciuta paziente, saggia ricercatrice della sofferenza che fa rinascere. Amore, motore di ogni nostra scelta vera, anche la più sofferta.
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