Il mio Seba, detto Beba da quando Rebecca, sua sorella, ha il dono della parola (come donna penso che abbia parlato dal secondo giorno) e l’ha chiamato così, è nato 10 anni fa alle ore 15,30.
Rita mi ricordava che alle ore 01 del 10 aprile 2004 mi ha svegliato sussurrandomi: amore, mi sa che mi si sono rotte le acque. Narra la leggenda, peraltro vera, che io mi sia alzato, mi sia messo calzini, mutande e orologio e abbia detto: sono pronto!
Il parto, come al solito vissuto accanto a mia moglie, mi ha provato come se fossi io la partoriente. Niente di nuovo, era già successo con Nicolò, il primo, e sarebbe successo con Rebecca, l’ultima.
Forse con Sebastiano mi sono risparmiato l’entrata in Madonnina che avevo fatto con il suo fratello maggiore urlando: sono un paziente del dottor Semprini!, il nostro ginecologo e amico.
Quando Rita lo ha attaccato al seno mi ha guardato e detto: questo ha lo sguardo cazzuto. È così.
Sebastiano è il mio clone. Non solo come somiglianza, come carattere. Pigro ma entusiasta per le cose che gli piacciono, superficiale e profondo, molto portato nella smisurata ammirazione per le belle donne, sognatore, fisicato (come lo ero io tanto tempo fa). Se fosse un film sarebbe è simpatico ma gli romperei il muso.
Lo amo. Abbiamo in comune la passione per i pesci e la pigrizia, il piacere di stare a casa propria a crogiolarsi fra un libro o semplicemente il letto.
Benvenuto ancora Sebastiano Nicolò Pellizzari. Lunga vita e prosperità
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