Ospito molto volentieri la mia amica e collega Johann Rossi Mason con questo suo scritto sul matrimonio fondato sul “mutuo soccorso”. In fondo il mio commento, ma io e Johann aspettiamo il vostro.
Matrimonio spa
Faccio cose, vedo gente, le persone mi parlano o parlano di altre persone, è l’umanità bellezza e quindi si commentano i fatti propri (pochi) e quelli altrui (moltissimo). In realtà lo ‘sparlare’ non necessariamente in negativo ha una funzione formativa tanto che a mio parere dove essere sottoposta a crediti formativi e serve ad ampliare la propria idea del mondo e fare esperienze sia pure indirette.
Detto ciò sempre di più percepisco intorno a me una fattispecie di unione che piacerà all’amico Pellizzari: il Matrimonio Spa. La società per azioni matrimoniale è la versione 2.0 del matrimonio di interesse del passato. Combinato dai singoli protagonisti e non più da un sensale è l’unione in cui l’altro viene scelto in funzione della sua capacità di soddisfare i nostri interessi.
Essere sposati e quindi non avere il marchio di single (sinonimo di zitella nelle donne e di maschio che ha qualcosa che non va negli uomini), avere figli, avere sicurezza emotiva, avere sicurezza economica, avere uno status sociale più elevato, avere una ‘famiglia’, varie ed eventuali. Quale che sia l’obiettivo finale il matrimonio spa si configura come un vero contratto, spesso tacito, in cui le regole sono molto chiare e in cui ciascuno deve avere un vantaggio.
Si tratta di una unione che spesso funziona e dura a lungo perché manca tutto l’afflato e l’aspetto passionale delle coppie che si amano e vivono nella continua verifica delle aspettative deluse e non. Non sono gelosi, l’altro è libero di seguire le proprie passioni e aspirazioni, ognuno ha ciò che vuole e quindi vissero felici e contenti.
Certo devono piacersi almeno un pochino anche se non è necessario che a letto facciano scintille: se l’obiettivo è avere dei figli il sesso può essere favorito da una serata ricca di bollicine. E la vera passione può essere agita altrove purché nel rispetto delle apparenze. Sono quelle coppie in cui lui fa un po’ il provolone in giro e lei lo guarda da lontano con benevolenza perché un po’ di sensi di colpa ce li ha.
Sono una coppia pragmatica e eventuali bisogni affettivi li sviluppano con gli amici e con i figli. Il partner è quello che comunque li ha aiutati a consolidare uno status che era per loro fondamentale.
La coppia dura. Purchè ad un certo punto, passati quei 10-12 anni canonici di convivenza pacifica, la noia non abbia il sopravvento e l’amore faccia la sua presenza in campo. In questi casi potrebbe essere un guaio se non fosse che per queste persone i sentimenti troppo forti non sono un fattore di attrazione e dopo un breve periodo di disorientamento torneranno all’ovile apprezzando ancora di più il loro fiuto per gli ‘affari’ e la razionalità che ti protegge da tanti dolori. Il che, da un lato, in alcuni casi, me li fa invidiare.
Di Johann Rossi Mason
Che ne penso? Rende benissimo la realtà di molte coppie fondate sugli interessi. Il finale però la dice lunga: questa coppia potrà pianificare il suo percorso come e quanto vuole, ma avrà comunque bisogno di adrenalina, sentimento e sesso fuori dall’alveo coniugale. E allora, se ci mette lo zampino la vera passioni, il castello crollerà, per quanto i due architetti associati siano stati bravi nel progetto. Anche le s.p.a. Finiscono in pasto alle corna: è la Wall Street dei sentimenti che comanda.
Sincerely yours e grazie a Johann
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