
Martina è una bellissima donna sposata da tanti, troppi anni. Ormai sa di non amare più suo marito, anche se gli vuole molto bene ed è una brava persona.
I matrimoni come quelli di Marta sono come addormentati: vivono di routine in attesa che il tarlo del non amore, che lavora da anni all’interno del legno del letto nuziale, lo faccia crollare di colpo, apparentemente integro all’esterno ma divorato e ormai vuoto al suo interno
Il tarlo in questione si chiama Mario, ed è un bell’uomo maturo, sposato anche lui, affascinante e simpatico quanto basta per attirare le attenzioni di Martina quando li presentano a una festa. Lui ci prova subito e Martina si sente di colpo di nuovo al centro dell’attenzione di un uomo: è bello essere corteggiate, sentirsi donne e vive. Così, dopo un mese di corteggiamenti serrati, Martina accetta di uscire a cena con Mario e finiscono a letto la sera stessa.
Come dico sempre, un amante che si affaccia in un matrimonio altrui non è altro che il termometro che sancisce la malattia grave e spesso datata del vecchio rapporto, quasi mai ne provoca la patologia. Un termometro non provoca la febbre, la misura
Mario all’inizio è perfetto: pieno di attenzioni, gentile, premuroso a letto, simpatico. Martina ci mette un solo mese a innamorarsi, aveva tanta fame di amore e lui ci sa fare veramente. Troppo. Troppo esperto a letto, troppo esperto nel corteggiare per essere alle prime armi del tradimento, nonostante il matrimonio longevo. Ma Martina si gode l’entusiasmo con il quale Mario gestisce la loro relazione. Il dubbio che sia un seriale c’è, ma Martina non vuole pensare a cose brutte quando finalmente ha avuto la fortuna di avere una cosa bella dopo tanto tempo.
L’unica cosa che non torna è che Mario li nasconde troppo: si fa sesso solo nella casa prestata da un amico oppure in auto. Cene romantiche solo a base di pizza (a parte la prima sera) , e sempre lontano dalla città, dove Mario non accompagna direttamente Martina passandola a prendere, ma si fa raggiungere, anche a costo di farle fare tanti chilometri da sola di notte, che non è molto da “cavaliere”. Martina pensa che sia per non esporsi con i rispettivi coniugi, poi è appena due mesi che si frequentano, anche se Mario dice già che la ama e lei tocca il cielo con un dito. Al diavolo questi dettagli dell’essere accompagnata, della pizza e del sesso dove capita.
Al loro terzo mese arriva il compleanno di Mario: Martina lo ama e vuole fargli un bel regalo. Sceglie un orologio importante, che lui le aveva fatto vedere in vetrina (apposta? A pensare male si fa peccato ma… capirete leggendo). Lui è felice, si va a festeggiare in pizzeria e poi grande sesso (anche se sempre più scomodo in auto).
Il mese dopo arriva il compleanno di Martina. Ormai siamo al quarto mese e lei è felice: certo, si è un po’ lamentata degli incontri settimanali sempre in auto, e ha proposto di fare il primo bel weekend insieme in un posto da innamorati, in fondo Mario è ricco e si può permettere posti bellissimi. Lui le ha detto frettolosamente di sì anche se non ha mancato di sottolineare che la casa dell’amico e l’auto sono molto comode e fanno risparmiare tempo prezioso per il sesso. E per stare insieme, aggiunge Martina…
La sera del compleanno Martina riesce a uscire con una scusa (tanto il marito non fa mai domande: avrà anche lui una storia? A Martina non interessa più): l’appuntamento è alla solita pizzeria (certo che stasera poteva portarmi in un posto nuovo almeno, pensa lei), ma è sicura che la serata finirà in gloria. Ha visto nell’auto di Mario dei depliant di luoghi di vacanze, e già gongola.
In pizzeria lui la riempie di complimenti e, finalmente, arriva il regalo: un astuccio che deve contenere qualcosa di prezioso. Martina lo apre con l’entusiasmo di chi sta ricevendo l’anello di fidanzamento. Sorpresona: è un portachiavi di metallo-tolla. Sopra, ha inciso il logo della ditta dove lavora Mario, che fornisce utensili: sul portachiavi, oltre al nome della ditta, una chiave inglese fa bella mostra sull’oggetto dozzinale come incisione. Non c’è che dire: un regalo prezioso, molto femminile e tutto da sfoggiare. Piacerebbe a qualsiasi donna.
Così, quando userai questo portachiavi, penserai a me. Ormai sei di famiglia, siamo una coppia e, da brava coppia, la prossima volta la pizza mi aspetto che la dividiamo, anche come spesa.
Martina non sa cosa dire. Certo quello che conta è il pensiero, lui sembra in buona fede, ma il portachiavi poteva almeno comprarlo! E il viaggio? Lo faremo prima o poi, chiede Martina? «Certo, però più avanti, è meglio essere più prudenti. Anzi, è bene che stasera non andiamo a casa del mio amico, qualcuno potrebbe vederci. Tanto la mia auto è grande e comoda, a te piace farlo lì come a me vero?», risponde lui. Martina annuisce in silenzio poco convinta. Si sente a disagio e delusa, per la prima volta, ma lo ama. Facciamo come vuole lui.
Mentre sono in auto, arriva la telefonata della moglie: quando torni? Dove sei? Ti aspetto fai presto. Martina sente la voce e le parole: non sembra una donna disinteressata totalmente al marito come dice Mario. Lui poi interrompe l’atto d’amore per rispondere in fretta alla moglie: ma non poteva aspettare e spiegare poi che alla cena di lavoro non aveva sentito il trillo? Sembra un soldatino richiamato in caserma. Lui le chiede di finire in fretta, magari come piace a lui, quindi sesso orale… E la riaccompagna all’auto.
Ma Mario mi ama veramente? Il dubbio si accende chiaramente per la prima volta nella testa di Martina, aggiungendosi a tanti altri dettagli di superficialità senza affetto dimostrati da lui, dal minimalismo della pizza e del sesso ormai sempre in auto fino alla telefonata sospetta della moglie “che non conta nulla” ma riesce a bloccare un amplesso in corso, fino alla cassa comune per la solita pizza che farà tanto “famiglia”, ma anche tanta tristezza.
E Martina, la sera del suo compleanno, è davvero triste.
Cerca sul web una risposta: digita frasi tipo “lui fa sesso solo in auto”, “non fa regali” o “risponde alla moglie mentre siamo insieme” e approda al mio blog.
L’impatto di Martina con #acasadiAle è quella di molte lettrici: non solo si riconosce subito in decine di storie, non solo individua comportamenti di altri uomini identici a quelli di Mario, ma capisce che la sua sensazione che ci sia qualcosa che non torna è quasi certezza. Lui non è quello che sembra: professa amore ma i punti interrogativi sono troppi, e i comportamenti tipici di un uomo che porta l’acqua solo al suo mulino.
Passano due mesi nei quali Martina diventa un’assidua lettrice del mio blog mentre Mario peggiora: la vede meno, il sesso in auto è diventato obbligatorio, frettoloso e ripetitivo, a volte deve pagare lei la pizza (altro che dividere) e, per tre strane settimane, lui non si fa vedere limitandosi ai messaggi. Troppo lavoro, questa è la scusa. Un grande classico maschile.
Martina è sempre più sofferente: a sei mesi dall’inizio della storia che sembrava da subito un grande amore si sente trascurata e poco amata nei fatti. L’uomo che la riempiva di attenzioni sembra un ricordo del passato e, quando lei si lamenta pacatamente con Mario, lui minimizza, i ti amo si sprecano e le promesse che “presto” faranno il famoso viaggio seguono in coda (ha anche scoperto che quei depliant sui quali aveva tanto sognato erano per un viaggio di famiglia, non per lei). Suona tutto sempre più falso. Tante parole, pochi fatti. Sempre meno e sempre meno belli.
Un giorno, guardando il famoso portachiavi di tolla, decide di contattarmi. È la svolta. Già alla prima telefonate la situazione mi è chiara: lui corrisponde banalmente al profilo del seriale ma, soprattutto, a quello del tirchio
Spiego a Martina perché lui è un seriale e come i seriali trattino le mogli, alle quali non rinunceranno mai.
Capisco dai dettagli che lei mi descrive delle famose tre settimane di quasi blackout che lui non aveva tanto da lavorare, ma aveva trovato un’altra nuova fiamma e che non poteva gestire tre donne, la moglie intoccabile, la nuova interessante e stimolante new entry e Martina, sempre pronta ai suoi comandi e desideri, paziente e innamorata ma ormai “routine”.
Spiego a Martina che il tirchio non ha solo un problema di generosità materiale, ma lo è anche nei sentimenti. E chi non dona come può (non è una questione di denaro), chi non ricambia con il cuore, spesso non ha cuore se non per se stesso.
Con Martina iniziamo un percorso di counseling che la aiuta a capire i retroscena di certi comportamenti maschili, a gestire con sempre più distacco Mario e a iniziare a focalizzarsi sul suo rapporto matrimoniale che, purtroppo, non ha via di salvezza ma non può neanche trascinarsi a lungo così (altrimenti Mario non sarebbe mai entrato nella sua vita).
Ma Martina, per quanto sempre più conscia di chi è Mario Hyde, è ancora innamorata di Mario Jeckyll, del sogno di un grande amore, e il fatto che lui la riempia di parole d’amore non è d’aiuto, anche se seguite da sempre meno “prove d’amore” tangibili.
Noi continuiamo il percorso insieme, cercando di tradurre certe frasi e comportamenti di lui leggendole nelle pieghe che nascondono la verità: si fa sempre più evidente che la moglie di Mario è ancora molto importante (come asset matrimonio-azienda, non certo nei sentimenti) e che lui non investe tempo e attenzioni su Martina come non ha mai investito più di pochi euro.
Martina fa progressi: siamo al nono mese di relazione con Mario e al secondo di counseling, e lei si avvicina sempre di più a un vero, disintossicante codice del silenzio e alla parola stop nella relazione che il tirchio (ormai lo chiamiamo così) non pronuncerà mai, come molti uomini con il suo profilo.
Un giorno Martina mi dice: è già due bidoni che mi tira per il lavoro, domani sera dovevamo vederci e lui non può; sento che ha un’altra in ballo. Io confermo il sospetto, troppe similitudini con le famose tre settimane precedenti di blackout e dico a Martina:
I seriali, soprattutto se sono tirchi, tendono a ripetere le loro azioni: portano le donne negli stessi posti agli stessi prezzi, le scuse sono spesso le stesse (il lavoro), orari e dinamiche identiche
Martina, ascoltate le mie parole, decide di passare, la sera dopo, davanti alla pizzeria dove erano soliti incontrarsi. Lui le ha detto che rimane al lavoro fino a tardi e mangerà un panino in ufficio, e non sa se riuscirà a farle un saluto al telefono. Martina decide che è il momento giusto e si fa un giro nei paraggi pizzeria verso le 22.
Ci abbiamo visto giusto. Martina mi messaggia dicendomi che lui è in pizzeria, la sua auto è davanti al locale posteggiata: dalla porta di entrata, sbirciando, si vede che è al tavolo con una ragazza giovane, stanno quasi finendo. Martina torna al parcheggio dove ha una buona visuale dell’auto alcova. I due “nuovi fidanzatini” escono ma lei non sale con lui, si dirige verso un auto che è parcheggiata quasi di fianco a quella di Martina.
Momento di panico ma la ragazza non nota neanche Martina: estrae dalla borsa le chiavi e sta per salire nella sua auto.
Alla luce del lampione, qualcosa luccica nella mano della ragazza: è un portachiavi finto argento, con un logo e una chiave inglese che non lascia dubbi. Anche lei ha ricevuto il regalo “personale e prezioso” a costo zero di Mario
La ragazza segue l’auto di Mario ma è inutile che Martina faccia ulteriormente l’investigatore: sarebbe troppo doloroso ed è meglio che ci sentiamo noi e il resto della serata lo passi parlando con me. Piangi cara, piangi pure con me senza vergognarti, sfogati e iniziamo a dimenticare davvero il cialtrone tirchio, il pessimo CIALTIRCHIO.
Siamo sul piede di guerra io e Martina: lui il giorno dopo fa come se niente fosse ma, in un interrogatorio telefonico, cade in contraddizioni sempre più evidenti. Decidiamo di non rivelargli cosa abbiamo visto, per vedere quante balle riesce a inventarsi.
Il tirchio ha la mano cortissima in sentimenti fattuali ma è prodigo di parole al vento e, soprattutto, di bugie
Una mezz’ora telefonica col cialtirchio ci basta: Martina lo liquida e inizia un Codice del silenzio strettissimo. Nei giorni che seguono si ripetono messaggi, tentativi di videochiamate, finché lui non si presenta davanti al super dove Martina fa la spesa. La prega di ascoltarlo, racconta ancora balle. Dice una parola e ti amo ogni due secondi. Piange (forse in auto ha delle cipolle…).
“Lasci tua moglie per me?”, ribatte laconica Martina. “Sai che non posso ora, più avanti di sicuro, vediamo”.”Come il famoso viaggio che poi hai fatto con lei? Non scrivermi più, non farti più vivo, scrivi a tua moglie se hai bisogno di scrivere a qualcuna. O alla ragazza del portachiavi, l’altra, una delle altre, non io”. Mario ammutolisce: ha capito. Balbetta qualcosa ma non ha scelta e batte in ritirata. Le lacrime di coccodrillo sono finite.
L’epilogo
A 6 mesi dal confronto finale con Mario oggi Martina sta bene. È stata dura ma insieme ce l’abbiamo fatta. Il Codice del silenzio (Cds) l’ha completamente depurata ed è riuscita a respingere, anche con il mio aiuto, i numerosi tentativi di Mario di riportarsela a letto (o meglio in auto…), focalizzando bene ogni volta che di fatti nuovi, al di là delle migliaia di promesse per il futuro e dei ti amo sprecati al vento, non ce ne erano e non ce ne sono mai stati. Mario non è, non è mai stato e non sarà mai Ufficiale e gentiluomo. Un tirchio non può (e non vuole) comprarsi neanche la divisa bianca.
La cosa più importante, verso la fine dei sei mesi di Cds, per Martina è stato realizzare che Mario non solo era un cialtirchio seriale ma, in quanto tale, persona non idonea a fare il suo partner e, men che meno, idonea a costruire una nuova vita con lei.
Così oggi Martina è sufficientemente serena per poter gestire la separazione con suo marito in modo consensuale e meno doloroso possibile, fra persone che non si amano più ma che si vogliono bene, si rispettano e, soprattutto, continueranno a fare i bravi genitori.
Poi Martina ha incontrato Nicolò, un divorziato vero che la riempie di attenzioni. Mi racconta che, per la prima volta dopo tanto tempo, ha riprovato certe emozioni: è una svolta importante per il suo Dna emotivo e lui, per come me lo ha descritto, ha tutte le carte in regola per costruire una storia seria. Ce la faranno? Scommetto di sì, e io non sbaglio (quasi) mai in queste cose (solo gli imbecilli non sbagliano mai, diceva Wilde). Merito delle regole della Matematica del cuore!
In ogni caso Martina ora sta bene, sta costruendo il suo nuovo mondo. E Mario? Ogni tanto riaffiora un ricordo, ma è solo un ricordo, a volte bello, molti brutti. Lui si fa vivo con qualche messaggio insalata (leggi qui) ogni tanto ma ormai Martina non prova neanche fastidio, al punto che non ha nessun bisogno di bloccarlo.
Ora la testa di Martina è piena di belle cose da fare per lei finalmente, perché ha messo ordine alla sua vita. Un ottimo inizio per rinascere. E innamorarsi di nuovo. Dell’uomo giusto però.
Sincerely yours
Per contattarmi: anpellizzari@icloud.com
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