Dopo la donna suocera, le mie lettrici mi chiedono a gran voce un ritratto della versione maschile.
L’uomo suocera è più raro della donna suocera, ma è letale. Mentre la donna suocera cambia, e il suo influsso negativo sul partner è in crescendo e può essere arrestato, quello dell’uomo suocera è un veleno che viene inoculato subito e non dà scampo.
La domanda iniziale è sempre la stessa: perché alcune donne cadono nella trappola dell’uomo suocera? Semplice: perché scambiano la sua sete di controllo, la sua necessità di piegarvi a un suo ideale di donna come segno di forza, fermezza, sicurezza. E, un uomo che dà senso di sicurezza e stabilità, ha una forte attrattiva su tutte voi. Peccato che quella che scambiate per sicurezza sia un lager.
Dicevamo: l’uomo suocera si presenta come maschio tutto d’un pezzo. Sa tutto, conosce tutto, traduce dal latino al greco e viceversa, ricorda il nome dei vini a memoria, pontifica su tutto. Voi la prendete per cultura o saggezza all’inizio, ma è solo prosopopea e sfoggio di superiorità.
L’uomo suocera è una vecchia zitella già a 30 anni: sa tutto lui, parla solo lui, giudica sempre, giudica voi. Già, perché se nelle prime fasi della conoscenza suole pontificare sui costumi di tutto e tutti, inevitabilmente, poi, si concentrerà su di voi.
Perché se decide che voi siete all’altezza di diventare la sua compagna, dovrete essere perfette. Non alla luce del mondo, ma ai suoi occhi. Lui, infatti, ha in mente una donna irraggiungibile, che non è un’icona di bellezza, cultura o chissà cosa, è un suo clone. È lui, ma con gli attributi femminili.
Così inizierà a interferire su cosa mangiate, come vi vestite, cosa leggete, come guidate, cosa comprate, chi frequentate. Guardatevi allo specchio dopo sei mesi che vivete con lui: siete vestite non come piace a voi, ma come piace a lui. Sul comodino non avete il vostro libro preferito, ma esegesi del diritto romano, che lui vi ha detto dovete assolutamente leggere, una pietra miliare della civiltà, pallosa come lui.
I vostri amici presto spariranno, per l’impossibilità di arrestare il declino della vostra personalità e, soprattutto, perché lui è insopportabile. Si va solo nel ristorante che dice lui, perché tutti gli altri fanno schifo, e la serata avrà una sola voce: quella del pontifex, lui, che discetta dell’umano sapere.
Completamente privo di ironia, vietata su di lui, condisce la sua eloquenza da consiglio d’istituto con battute desuete che fanno ridere solo lui, corredate sempre da una serie di postille e note a piè di pagina con i riferimenti bibliografici anche di parole tipo cacca, che lui chiama deiezione.
Non avete sposato un uomo ma la settimana enigmistica, che non ammette errori però. Provate a ribellarvi? Sarete obnubilate da un tornado di spiegazioni e controspiegazioni, finché distrutte dalla sua retorica ipnotica e cantilenante (un coro greco da orchite fulminante) gli darete ragione solo per avere un po’ di silenzio.
Eppure, a guardarlo bene, potevate capirlo già quella prima cena che era una pittima superzittella suocerissima. Il continuo pulire gli occhialini, sistemare le posate in maniera maniacale, la risata forzata e simile allo stridio di una frenata senza abs, le labbra sottili spesso in una piega amara, gli occhi penetranti e fastidiosi, la cura eccessiva del proprio aspetto, il fatto che giri con il proprio cv in tasca, la sua pagina facebook con solo foto sue, tutti autoritratti e i post solo in latino o greco, perché chi non li capisce è un minus habens… Se fosse una donna avrebbe in testa quelle permanenti d’altri tempi, e vivrebbe in una nuvola di lacca. Se fosse un quadro sarebbe antico certo, ma quello che mio nonno avrebbe definito una crosta.
L’uomo suocera porterà alla morte, progressivamente, tutti i vostri sensi. Anche a letto sarà prescrittivo. Mi fa venire in mente un esempio che fa parte delle leggende di famiglia. Una zia, famosa per il suo caratteraccio, considerata un uomo suocera e non una donna suocera, sia per il vocione che per il fatto che i pantaloni in casa li portava lei, era arrivata, come molte donne dei primi decenni del secolo scorso, vergine al matrimonio. Lo zio era un omone mite ma, come tutti gli uomini dell’epoca, aveva avuto molte esperienze sessuali, grazie soprattutto ai casini. Beh, si narra che la prima notte di nozze la zia, che era convinta che l’amore si facesse restando fermi nella posizione del missionario, costrinse il povero zio all’azzeramento di ogni spinta pelvica in quella posizione, attendendo chissà cosa, forse il miracolo dell’orgasmo immobile. Andò così finché lo zio, pavido ma disperato, convinse una delle sorelle della zia a spiegarle come si faceva l’amore, e che il sesso si basa sul movimento, non sulla staticità. Alla fine la zia uomo suocera si era convinta, e aveva lasciato fare allo zio. E quando aveva provato il suo primo orgasmo, invece di esultare aveva esclamato:” mah, sarà…”
L’uomo suocera conosce una sola verità: la sua. E una sola divinità: lui. È pieno di se stesso, ma non ha il carisma di certi grandi egocentrici, ego smisurati e mattatori. In fondo, se lo guardate bene, il suo è un piccolo mondo antico, e lo sfoggio di cultura è mnemonico, non speculativo. È un professorino dall’abito forse firmato e in ordine, ma polveroso come la sua capacità di astrazione.
E voi? Come lui ci insegna, se non vi ribellerete al giogo per tempo, farete la fine delle donne del De Sanctis, che raggiungevano il culmine, esplodendo per detonazione indotta come una supernova, solo alla fine. Alla morte. Affettiva. Dopo quella dei sensi.