Un amico di Facebook, Venezia Fotografica, autore della foto che vedete, non è stato solo così gentile da autorizzarmi a usare l’immagine del ponte dell’Arsenale, ma ha riportato la mia mente a un sogno che non facevo da tempo sulla mia città.
Saranno almeno dieci anni che non faccio questo sogno.
Credo molto nei segni del destino, e questo è un segno. Un buon segno
Sognavo di essere a casa mia, a Venezia. E di uscire di notte. La notte, a Venezia, è strana. Scura nelle calli meno frequentate, le luci che si riflettono nell’acqua, lo sciabordio della laguna che sovrasta il silenzio. Odori di mare, di umido, di antico.
Nel sogno perdo l’ultimo vaporetto e sono preoccupato. So che devo raggiungere la meta, non so quale, e rischio di perdermi nelle calli. Ma il mio istinto, il mio dna di bambino cresciuto a Venezia mi guida.
Sento che, man mano che cammino per le calli deserte, sto per trovare la strada. Costeggio la laguna, prendo una barca a remi e affronto il mare aperto. Ma non ce la faccio, la corrente è forte, devo costeggiare le Fondamenta Nove, dove sono cresciuto.
Vedo San Michele, un buon segno per me, e approdo a riva. Mi rimetto a camminare e, finalmente, il ponte!
Grande, ampio, bianco, con dei lampioni che lo illuminano. Ma non è dove la fotografia testimonia che deve essere, scende direttamente alle spalle della Basilica di San Marco. Davanti a me si apre la piazza, ed è come se io tornassi a respirare dopo una lunga apnea.
Scende in me una grande serenità mentre faccio gli scalini del ponte, quel ponte unico nel mio sogno veneziano, perché stranamente, nel lungo percorso onirico, non ne ho trovati altri.
Mi siedo in un tavolino in piazza San Marco: vedo la Basilica, vedo Marco e Todaro che svettano nel buio. E mi sento il padrone del mondo.
Sono solo nella grandezza della piazza. C’è silenzio. Poi la musica. Un’orchestra dietro le mie spalle suona solo per me. È l’Estro Armonico di Vivaldi.
Pax tibi Marce, evangelista meus
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