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Lui non ti scrive? Non gli piaci abbastanza
Ascoltalo raccontato da me
Questo post è stato scritto il 7 dicembre 2014, poco dopo la fondazione di questo blog, e da allora è sempre in testa alla classifica dei più letti. È stato realizzato con il contributo di Eliselle, coautrice de La Matematica del Cuore, il nostro libro sulle relazioni amorose.
Ve ne leggo uno stralcio: la versione completa la trovate qui
Scrive Eliselle
Siamo ancora punto e a capo. Se lui non ti chiama, non ti scrive, sparisce da chat, facebook, whatsapp e se ne guarda bene dal mandarti anche solo un “ciao come stai?”, noi donne ci facciamo ancora spiazzare e finiamo ancora a chiederci che cosa vuol dire?!, lanciandoci in mille spiegazioni per evitare il confronto diretto con la realtà, ovvero: se non ti chiama, se non ti cerca, non gli piaci abbastanza. Dobbiamo proprio essere dure di comprendonio visto che ci hanno pure fatto un libro e poi un film di successo che sicuramente abbiamo visto anche più di una volta, e dato che ci scrivono sopra manuali di regole che impariamo a memoria e declamiamo alle amiche, ma non appena troviamo uno che poco poco ci piace ce ne dimentichiamo subito e facciamo le gnorri come se nulla fosse, ficcandoci irrimediabilmente nel circolo vizioso delle ipotesi: “se non chiama è perché la nonna starà male” o “se non scrive è perché sarà all’estero, lavora tanto poverino” o “se non si fa sentire è perché ha sicuramente paura di innamorarsi, di lasciarsi andare”. Fantasie. Idiozie. Cazzate. Tutte emerite cazzate.
sembra che si stia troppo a ragionare sul perché e percome un uomo non chiama: pigrizia, egoismo, beata voglia di farsi i cazzi propri, certo, tutte supposizioni e tutte plausibili. Ma fermiamoci un secondo ai fatti, per cortesia, e qua torniamo al concetto basilare con cui ho aperto la riflessione: se non ti cerca, allora non ti vuole, se non ti chiama allora non gli piaci abbastanza. Questo sì, è un fatto. Spiacevole o no, semplicistico o no, io trovo che sia onesto e veritiero, e alla lunga onestà e verità pagano sempre [sì be’, concedetemelo anche se siamo in Italia]. Pagano soprattutto chi non ha paura di riconoscerle e di accettarle, perché mettono al riparo da delusioni e da strascichi che una storia iniziata con curiosità [magari da entrambe le parti] e poi finita scemando [poiché non c’era la stessa spinta da tutti e due i soggetti coinvolti] potrebbe lasciare per sua stessa natura: il tarlo della non-risposta è quello più pericoloso, perché lascia aperti a innumerevoli scenari, tutti giusti, tutti “ragionevoli”, tutti possibili. Eppure c’è solo una motivazione dietro la non-risposta: il disinteresse.
Quando un uomo sparisce c’è solo un motivo: non gli piacciamo abbastanza da richiamarci, oppure ne ha altre che gli piacciono più di noi, dunque che senso ha stare ad aspettare, ipotizzare, giustificare? Basta tirare una riga e voltare pagina. Sì, anche se ci piace. A maggior ragione se ci piace. Perché tanto, noi a lui non piacciamo altrettanto, quindi è sostanzialmente tempo perso e tutta sofferenza inutile che coltiviamo per l’anima de li mortacci. Ha senso? Io dico di no.
Cosa ne penso io
Belle e rudi riflessioni quelle di Eliselle che, senza peli sulla lingua, picchia duro sull’uomo “distratto” e anche un po’ su di voi, care amiche, che perdete tempo a chiedervi perché lui fa così, a trovargli VOI degli alibi, a chiedervi, ricadendo nel vostro grande peccato originale, che cosa VOI avete sbagliato…
Ribadendo la mia tesi sull’egoismo come forma mentis maschile “naturale” (leggete qui) aggiungo che, se questo può portarvi a sopportare l’atteggiamento non chiamo non scrivo MA SIETE SEMPRE VOI a dover fare il primo passo, come diceva Totò, ogni limite ha una pazienza.
Perché, come l’amicizia, molto più dell’amicizia, l’amore è una pianta che va innaffiata in due. Aggiungo quotidianamente. Basta poco: un sms, una telefonata carina, un minuto in chat. Oggi le tecnologie non lasciano scuse: danno mille modi di innaffiare la pianta.
Era
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