
I Ferragnez, al secolo la coppia Chiara Ferragni e Fedez, hanno raccontato di aver fatto terapia di coppia.
Ospite a Che Tempo che Fa, Fedez ha detto: “Credo che la cosa più interessante sia cercare di normalizzare l’andare in terapia, di coppia e non solo. In generale”.
Nessuna crisi quindi, solo una sorta di fisioterapia di coppia, quasi un tagliando psicologico atto a evitare quello che io indico spesso, insieme alla routine, come pericolo numero uno della longevità delle unioni, e cioè il mettere sotto il tappeto la polvere fino a farla diventare una invalicabile montagna.
Prevenire è meglio che curare certo, e quindi ben venga una terapia di coppia in tempo utile per evitare future incomprensioni e malumori. Farla periodicamente è come fare un controllo per la propria salute, in questo caso di coppia, e quindi bene hanno fatto i Ferragnez e bene farebbero tanti.
Ma c’è terapia e terapia e, soprattutto, perché sia veramente utile bisogna essere sinceri innanzitutto con sé stessi e con gli altri. Lo dico perché non pochi maschietti usano la terapia di coppia o individuale come scusa per guadagnare tempo o per mettere la toppa a una relazione messa in discussione.
Vediamo quali sono i casi che vedo maggiormente nella pratica.
Il primo caso è quello dell’uomo che viene messo con le spalle al muro dall’amante: dopo molte promesse, dichiarazioni di intenti e tira e molla lui, per spiegare i suoi tentennamenti nel lasciare la moglie, tira fuori blocchi psicologici e caratteriali. Lui vuole separarsi ma non ce la fa. E di solito esterna, da bravo allievo di Freud approfondito con qualche ricerca su internet, il fatto che i suoi genitori fossero in crisi o si siano separati, e qualche vario ed eventuale altro “trauma” infantile.
Così si gioca la carta del bisognoso di aiuto e vi dice che inizia a fare terapia per vincere questa sua, come vogliamo chiamarla, confusione?
Purtroppo e troppo spesso, questa è tutta una scusa e lui dal terapeuta ci va poco convinto e soprattutto per prendere tempo con voi “facendo qualcosa” che sembra finalmente un muoversi nelle direzione giusta. Una scusa che funziona perché lui così si appella alla crocerossina che c’è in voi e che deve assistere l’uomo debole che non ce la fa.
In fondo, con la paura che avete che lui non molli la moglie perché non vi ama abbastanza, il sentirsi dire che “ho bisogno di aiuto perché io voglio ma non ce la faccio e non mi spiego il perché, è una cosa psicologica che devo superare” è una manna dal cielo. Almeno fino a che scoprirete che anche la terapia non serve.
E non serve perché lui sa spesso bene cosa si cela dietro a quel “non ce la faccio”: lui, di lasciare la moglie, non ci aveva mai pensato veramente fin dall’inizio, e per ragioni che nulla hanno a che fare con la psicologia, a partire dai soldi e altri accessori di convenienza. Però intanto a voi vi calma vendendovi la novità della terapia e prende tempo. E in questo tempo, che possono essere mesi, voi continuate a fare l’amante.
Il secondo caso di terapia furbesca al maschile è quella che lui vende, alla moglie e all’amante insieme, quando sono tutte e due le protagoniste della storia a tre a lamentarsi dell’andamento del rapporto. L’amante per i suddetti problemi e la moglie perché ha annusato odore di bruciato e alla domanda “hai un’altra” lui ha risposto anche più di una volta “ma scherzi? Ma proprio no sono solo stanco per il lavoro, sono troppo stressato”.
Quindi lui vende alla moglie la terapia di coppia come rimedio a un periodo di stanchezza generale e matrimoniale, e a te la vende come modo di preparare la moglie al confronto finale, a farle capire che è finita. Mente in tutte e due i casi e magari tenta di mentire anche al terapeuta, nascondendogli per esempio anche l’esistenza dell’amante stessa nei colloqui individuali.
Ma finita la terapia di solito lui liquida l’amante e rimane con la moglie. E magari ti dice pure che facendo terapia ha capito che ama ancora la moglie, non importa se la cornifica da anni con te e con altre. E la tradirà ancora anche dopo di te.
Ci sono poi casi in cui lui dice di continuare a fare una terapia anche individuale ma ci va solo per due sedute e a voi racconta di averne altre dieci, sempre per prendere tempo.
Terzo caso di terapia di coppia farlocca per lui: viene scoperto dalla moglie, ti molla all’istante in mezzo al mare e senza salvagente e a lei vende la tua presenza come sua crisi esistenziale, fragilità, confusione, traumi della guerra del Vietnam, e quella volta che la zia mi ha scoperto a rubare la cioccolata, il nonno mi ha guardato male, la cugina aveva la scollatura e mi tentava. Così quieta la moglie (lui è solo un debole caduto nella trappola di una donna senza scrupoli) e il matrimonio è salvo. Almeno fino a quando non verrà sgamato con un’altra o con te, se cadi nel trabocchetto del “Sono tornato perché non posso vivere senza di te, l’ho capito andando in terapia” (ma guarda un po’ !).
Quindi, care amiche amanti e mogli in crisi, la terapia e il rivolgersi a un esperto di dinamiche di coppia (ci metto anche il counseling certamente) è un’arma formidabile per capire molte cose della coppia, ma anche no se chi chiede aiuto ha un secondo fine e non è convinto di quello che fa, ed è solo una scusa.
Il terapeuta si accorge di questi bluff più prima che poi e se la vede con il paziente anche su questo tema, il problema è accorgervene voi.
Come fare ad accorgersi che la sua terapia è tutto un bluff?
Non serve tanto diventare investigatrice privata, anche se non poche lettrici hanno sgamato l’amante al bar con gli amici invece che a fare la seduta, ma se vi appellate al vostro sesto senso femminile e alla vostra capacità di leggere fra le righe, abbandonando la voglia di credergli a tutti i costi, potrete notare o meno cose importanti.
Un uomo che fa seriamente delle sedute con un esperto, con la vera volontà di capire per uscire da un “blocco” psicologico, cambia davvero. E da subito si può notare un cambiamento, una evoluzione.
Chi esce da un esperto si sente meglio, più sereno, magari invece più triste ma sicuramente più consapevole e meno confuso, se lo era davvero. Qualcosa sta già cambiando. Lui sta cambiando. All’inizio sono dettagli, ma voi potete coglierli.
Non vedete proprio nulla in lui di nuovo? Andare in terapia per lui è stato come mangiare un gelato? Occhio.
Con questo non voglio dire che dovete fargli il terzo grado dopo ogni seduta (sono anche cose molto private e profonde che non si raccontano), ma imparate a cogliere, passo dopo passo, se ci sono veri cambiamenti in lui e fra di voi.
Fare terapia o counseling non è come andare a farsi due chiacchiere al bar.
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