La fedeltà di una coppia si basa sulla felicità e sullo scambio paritetico del do ut des in amore, nella passione, nella condivisione.
Essendo la fedeltà contro natura, si regge quindi su un patto di felicità. Io non ti tradirò non tanto perché non avrò bisogno di tradirti (tutti desideriamo altre donne o altri uomini, anche per un istante, anche solo per una chat) ma perché tu mi rendi felice.
E se mi rendi felice io non mi guarderò intorno. Se le scuole funzionano, la città è pulita, non ci sono buche per terra, la delinquenza è sotto controllo, in ospedale si muore solo se proprio non se ne può fare a meno, le università insegnano e non parcheggiano in attesa di una bella occupazione precaria a 500 euro, io le tue tasse le pago anche se sono un po’ più alte (ho detto un po’, non al settanta per cento) di quelle degli altri.
Anche pagare le tasse non è nella natura del cittadino, ci deve essere un patto che funziona perché il cittadino non tradisca.
Invece, se mi tratterai male chiedendomi molto, spesso troppo, sempre di più oltre le mie possibilità, dandomi in cambio poco o nulla, allora succederà quello che sta succedendo adesso in Italia. Che anche le persone che pagavano le tasse fino a ieri e le pagano oggi et semper, dipendenti in primis come me, inizieranno a guardare con meno disprezzo e più comprensione chi non paga le tasse o cerca di eluderle, soprattutto se non è ricco ma cerca solo di sopravvivere. E questo è un vero delitto, il delitto, il Tradimento vero.
Succede quello che già è realtà per le corna, vituperate socialmente, ma avallate più o meno sottovoce se chi se le è prese se le è anche meritate. Quante volte avrete sentito quella stronza se l’è andata a cercare, o quel pirla se le è proprio volute.
Una pressione fiscale intollerabile, iniqua, che prende di mira sempre i soliti noti, che uccide la mucca dalla quale prende il latte, sarà solo derisa e mai difesa nel momento in cui qualcuno glielo mette in quel posto. Questo il grande dramma dello Stato tassatore non intelligente: ottenere addirittura lo sdoganamento dell’evasione fiscale, anche da chi ha pagato sempre le tasse e odia i furbi col conto in Svizzera.
È la fine anche del cornuto, che ha sostituito i complimenti alla sua donna con l’indifferenza. Che ha sostituito la doccia e la barba rasata con la vestaglia ammuffita. Che ha sostituito il sesso con la televisione. Che ha sostituito il dialogo con il mugugno.
Ecco, in questo caso il patto di fedeltà crolla. L’equilibrio diventa instabile, il dazio da pagare, la fedeltà, non ha più una contropartita adeguata. Il prezzo diventa troppo alto per quello che uno ottiene che diventa pochissimo, sempre meno.
E allora tradire ottiene anche l’immunità dai sensi di colpa perché in realtà tu, da tempo, sei una vittima. E le corna diventano il tuo modo di scappare, di sopravvivere, di ricercare aria nuova fuori da una prigione che pretende tutto dando nulla.
Persino il condono fiscale delle corna è inevitabile quando la coppia non è più tale da anni.
Non so se questa mia parabola dello Stato gabelliere calza fino in fondo il parallelo con il cornuto che se le va a cercare. forse mi sono fatto prendere, come molti in questo periodo, dallo sconforto dei conti che ci presenta uno stato che non fa nulla se non succhiare il sangue, e dalle recenti vicende di chi predica a favore delle tasse ed è poi il primo a non pagarle, fulgido esempio per tutti.
Ma una cosa per me è ben chiara: un cittadino felice paga quasi volentieri. Un evasore in uno Stato civile si vergogna e non ha alibi, come colui che viene scoperto dalla moglie a letto con la sua migliore amica.
Una moglie felice non si guarda intorno. Un marito appagato non allungherà le mani su altre proposte. E, come diceva un savio economista italiano dei primi del 900, anche un cretino sa imporre solo e sempre nuove tasse.
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