La solitudine dei single
Ho paura della solitudine e ammiro molto la forza di chi riesce a stare bene solo (bene, come scelta, non come condizione forzata o abitudine).
Sin da bambino, l’unico posto dove riuscivo a stare da solo era Venezia e, in particolare, casa mia a Venezia (nella foto).
Per un periodo, qualche anno fa, sono andato quasi mensilmente a Bruxelles per lavoro, dove stavo 2-3 giorni. Ora, è vero che la trovo una delle città più tristi del mondo, ma a New York o Barcellona sarebbe stato lo stesso.
Io non riesco a uscire e camminare da solo, a mangiare da solo in un ristorante. Lo faccio se non ho scelta, se sono triste, arrabbiato (e allora cammino) o depresso ( e allora mi chiudo in una stanza, anche per giorni).
Così all’hilton della capitale politica di un’Europa allora non ancora in disfacimento, quando non lavoravo o avevo cene di gala o di business mi chiudevo in camera e ordinavo la cena lì.
Solitudine. Anche Quando una coppia finisce il suo percorso, è inevitabile che prima o poi ci si lasci anche fisicamente. Uno dei due perde il suo rifugio, la sua casa.
Ovunque vada sarà solo. Ci penso spesso ultimamente: ma come fanno queste persone a sopravvivere? Certo ci si abitua, certo poi passa, magari trovi subito una compagna o un compagno, ma come fanno i primi mesi, magari i primi anni?
Uscire tutte le sere apposta, andare a mostre o al cinema da soli, trovare amici liberi che ti coinvolgano in qualche serata… Più che vivere mi sembra un mestiere, e capisco anche per questo i tanti separati in casa. E i tanti attaccati a Facebook e alle chat.
Però adesso sono a Venezia, il luogo della mia infanzia, il mio posto magico dove assumo superpoteri.
Venezia non impedisce che io sia triste o solo come in questo momento, non impedisce malinconie e debolezze, anzi le enfatizza, come enfatizza tutto: ma Venezia mi fa capire anche che qui potrei essere solo sempre.
Qui non mi importa mangiare da solo, dormire da solo, camminare da solo perché qui io non sarei mai single: sarebbe Venezia la mia compagna.
Così Venezia mi fa capire che ogni nuovo single che abbia paura della solitudine ha una soluzione a portata di mano: cercare e fare subito la cosa che lo fa star meglio. Un posto, un viaggio, un hobby, una nuova casa ma dove e come la vuoi tu, un pellegrinaggio, studiare pianoforte, lanciarsi col paracadute.
Fino a innamorarsi di nuovo.
Cazzate? Quisquiglie? È solo questione di metro emozionale. A me Venezia, solo a metterci piede, mi riempie cuore testa e polmoni.
Basta esserci: ora sono steso sul letto di camera mia e non la vedo, ma la sento. Lo sciabordio della laguna, l’odore della laguna, i passanti che parlano in dialetto o in inglese. Potrei essere cieco a Venezia e riuscire a vederla.
Io sono fortunato: ho Venezia che, dovessi rimanere solo, mi accoglierà a braccia aperte. Sempre.
Pax tibi Marce, evangelista Meus
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