
Ecco il racconto di Martina, e della sua prima volta con il fidanzato in un locale per scambisti, o in un Club privé se preferite. Di seguito il mio commento.
La città della notte è come una bella donna. Elegante, luccicante, coinvolgente e ammaliante, e come lei sa essere seducente.
Ti prende per mano e ti conduce nella sua follia, alla quale è difficile resistere. Dietro un anonimo portone nero con un’insegna luminosa infatti, in una via nascosta e poco trafficata, si cela il suo mistero.
Le scale scendono verso un seminterrato dove, dopo aver lasciato giacca e borsa alla reception, varchiamo una seconda soglia.
Benché l’apparenza sia quella di una discoteca con tanto di divanetti, bancone, musica e luci stroboscopiche, sappiamo benissimo qual è la vera natura di questo locale: inizia così la nostra serata in uno swinger club.
Mi ero preparata leggendo articoli, blog, guardando video e addirittura un divertente film su Netflix, “Non c’è due senza..” (consigliato se volete farvi un’idea), ma per quanto sia sempre valida la regola che ogni esperienza è soggettiva, e in questo caso più che mai, tra un minimo di informazione e un massimo di curiosità avrei potuto trovare un equilibrio solo vivendola in prima persona.
Il locale non è affollatissimo, la musica piacevole non ostacola il dialogo, l’addetto alla sicurezza ci illustra brevemente gli spazi e ci augura una buona serata.
La clientela è variegata: le poche coppie presenti sono piuttosto isolate e il buio della stanza non agevola lo scambio di sguardi, gli uomini sono in evidente stato di caccia e aumentano in maniera esponenziale con il passare del tempo, donne mature single e spregiudicate che ballano in abiti succinti, ma anche giovani ragazzi intelligenti e curati.
E proprio con uno di loro decidiamo di rompere il ghiaccio. Si parla, si balla, e poco a poco l’atmosfera si scalda. La parola d’ordine è lasciarsi andare, senza pensare troppo, senza frenarsi se si ha voglia di osare.
Decidiamo che sarà proprio lui a traghettarci oltre la tendina luccicante del privée, che ondeggia come i tentacoli di una medusa nel mare buio della notte.
L’abbiamo osservata a lungo prima che la serata decollasse, mentre sorseggiavamo il nostro drink sul divanetto che rappresentava la nostra comfort zone dalla quale studiare l’espressione di coloro che la oltrepassavano, chiedendoci cosa ci fosse davvero lì dietro.
E mentre ci avviciniamo i battiti aumentano. Il corridoio è stretto e angusto, ci sono quattro stanze con letti e divani sulla sinistra, le toilette sulla destra.
Si osserva e si decide se unirsi, se cominciare un proprio gioco sapendo che presto si trasformerà in un groviglio di corpi, una mescolanza di odori, di mani che si intrecciano e lingue che si cercano senza fiato.
Forse il sabato è il momento meno indicato per una prima volta, troppo affollato e con un divario evidente tra i numerosissimi uomini e l’esiguo numero di coppie, che rende difficile valutare un possibile scambio, o un gioco a tre in tranquillità. Ma la situazione di per sé è comunque molto eccitante.
Avete mai fantasticato di trovarvi sul set di un film porno? Lì sareste nel posto giusto.
Decidiamo dunque di proseguire la serata, che ormai volge al termine, chiacchierando con il nostro compagno di viaggio e una nuova recluta abbordata nel privée. Scopriamo così che dietro due ragazzi giovani, affascinanti e audaci, si nascondono intelligenza e istruzione, intraprendenza e responsabilità. Dietro ognuna delle persone che abbiamo incontrato si cela una personalità diversa da quella che questa sera abbiamo avuto la possibilità di vedere.
Tra le varie curiosità apprendiamo che tutti gli uomini presenti hanno pagato tre volte tanto quanto abbiamo pagato noi in coppia, che in settimana il locale è meno affollato e più godibile, che acqua e caffè sono forniti gratuitamente (e soprattutto di acqua c’è un gran bisogno laggiù).
Se dovessi trovare in difetto, da neofita, direi sicuramente l’impossibilità di ritagliarsi uno spazio per un gioco privato senza interferenze. Nonostante abbia notato da parte di ognuno il massimo rispetto (il no è davvero un no, semmai repetita iuvant, ma con il massimo garbo), nessuna stanza può essere chiusa.
Si può scegliere e selezionare, oppure decidere di buttarsi nel mucchio senza paracadute, ma senza mai isolarsi completamente.
Da questa esperienza ho imparato che in un locale di questo tipo ci si può aspettare di tutto, ma non bisogna avere aspettative. Con la sicurezza del fatto che esiste sempre un punto di ritorno e che ciò che si decide di fare o non fare dipende esclusivamente da quanto siamo coinvolti e dalla nostra volontà.
E sull’onda della curiosità che ci ha portati fino a qui lasciamo il locale a notte fonda con una domanda: cosa può portare coppie insospettabili, ma soprattutto ragazzi giovani e intelligenti, in un locale simile? Cosa cercano che non sia possibile trovare al di fuori? Non avremo mai una risposta certa.
Forse sta proprio nel livello di perversione (per come convenzionalmente definita, ma a me piace di più chiamarla “fantasia”) che le convenzioni, appunto, sono in grado di accettare. E per questo motivo, per trovare la soddisfazione ad esse, occorre recarsi in un luogo dedicato.
Perché qui non si tratta di uscire per conoscere ragazze con cui passeggiare al parco, guardare un film, innamorarsi. I sentimenti restano fuori, come racconta la titolare del club di Barcellona in cui si svolge il film al quale abbiamo accennato sopra. All’interno del club si gioca, ci si lascia andare, ci si spinge oltre rispetto a quanto la società è pronta ad accettare. Non è forse sullo stesso piano una coppia sposata che sceglie di “trasgredire” in uno swinger club presentandosi con dei nomi di fantasia?
Decidiamo le nostre regole dunque, e.. che il gioco abbia inizio.
Cosa è successo dopo
I giorni successivi a questa esperienza sono stati frizzanti e leggeri. Spesso io e il mio fidanzato ci siamo ritrovati a scherzarci su riprendendo alcune citazioni della serata, ricordando attimi e immagini ormai indelebili, per scoppiare poi a ridere di gusto. Come si usa dire, “la prima volta non si scorda mai”.
È chiaro che nel nostro caso la coppia ne ha giovato. Basta la battuta giusta, un bacio, il desiderio si accende e la complicità aumenta.
Se lo rifaremmo? Senza ombra di dubbio sì, con il sogno di proseguire ciò che abbiamo lasciato a metà e, nello stesso tempo, il rischio di non ritrovare la stessa chimica e rimanere inevitabilmente delusi.
È un’esperienza forte, ma se presa con spirito ludico e non giudicante (soprattutto noi confronti di noi stessi) è adrenalina allo stato puro e benzina per la coppia.
Sceglieremmo però un locale dotato di stanze che si possano chiudere, dove accogliere anche ospiti esterni alla coppia, ma con maggiore riservatezza e come dire.. a numero chiuso.
Sincerely yours, Martina
Fare sesso con degli sconosciuti, addirittura in un locale e davanti a tutti, con un’altra o più persone, con uomini e/o donne che non sono il nostro partner è ancora oggi la fantasia sessuale più diffusa fra gli italiani. Ne scrivevo già in Sesso a tre, perché te lo chiede, che puoi leggere qui, analizzando soprattutto le motivazioni maschili che portano a tradurre una fantasia in realtà operativa. E raccontavo di scambismo anche nella Storia di Anna, moglie, madre e scambista, che potete leggere qui, e che era più incentrata ad analizzare il fenomeno emergente, forse allora, ma sicuramente oggi consolidato di queste esperienze di coppia e non. Ma mentre Anna era una veterana dei locali per scambisti, e aveva fatto del “gioco a quattro o più” una consuetudine della sessualità di coppia, Martina ci dà uno spaccato di questo mondo e di queste dinamiche ben otto anni dopo il racconto di Anna. Che cosa mi colpisce di più? In tutti i due racconti tradurre in pratica la fantasia più diffusa fra gli italiani è giudicata come positiva, tanto che una coppia l’ha adottata come accessorio periodico del proprio armamentario sessuale, tanto per i due neofiti i quali, colpiti positivamente dalla nottata nel locale, sicuramente prima o poi lo rifaranno. Nessun feedback negativo, nessun ripensamento, “senso di colpa” o “sentirsi sporchi, perversi, diversi”: la società cambia per fortuna, la sessualità cambia, e questo può essere un vantaggio per la coppia. Che però, mi permetto di dire, per giocare a questo gioco che ammicca al “tradimento controllato” e allo stimolo estremo della gelosia al confine fra sofferenza e godimento, non deve essere solida, ma di più. Innanzitutto sessualmente, oltre a essere priva di tabu erotici ed esplorativa. Altrimenti, il rischio che la bevuta di inebriante champagne come celebrazione periodica del godimento reciproco si trasformi, a furia di ripetersi in una sorta di bulimia sessuale, in alcolismo distruttivo della coppia. Un bel gioco, si sa, dura poco, ed è bene che se si vuole replicare si replichi sempre per vera volontà di tutti e due, soprattutto per vera voglia condivisa, mai per necessità. Per il resto, ben venga tutto ciò che rende la sessualità di coppia nuova, gioiosa, esplorativa, esplosiva. Lunga vita alle coppie felici a letto e… Buon divertimento Martina!
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