La depressione è come un’arpia. Sembra che se ne sia volata via ma può stare accovacciata nell’ombra aspettando di vederti debole per ghermirti di nuovo. Tu pensi di essere quasi guarito quando il cancro della mente ha già insinuato una nuova metastasi nel tuo cervello. Allora ecco di nuovo l’orlo dell’abisso la chemioterapia il senso di paura e di abbandono. La fragilità umana di chi si porta dietro il segno del cancro della mente da generazioni è pari a chi gioca con un cristallo di Murano usando delle tenaglie da fabbro. Non esiste forza interiore che possa aiutare in questi casi esistono solo gli amici veri e i parenti buoni. E i bravi medici. Il resto dà solo vento per sollevare l’aria che serve all’arpia per volare, né affila unghie e denti aguzzi del suo teschio sghignazzante. Ma il dolore provocato da nuove ferite può anche risvegliare il senno e aiutarlo a trovare la via smarrita, la luce in fondo all’abisso. Prego per tutti i depressi e chi gli sta accanto di avere la forza di risorgere. Anche se non fosse la prima volta alle prese col cancro della mente, che adora le menti brillanti e sensibili. E fragili.
La depressione è come un’arpia

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