La tragica storia del Pilota suicida mi ha fatto venire in mente un episodio della mia gioventù.
Tanti anni fa, quando ero a militare, un ragazzo si è sparato.
Io non l’ho conosciuto, perché era in un altro plotone, ma mi hanno parlato di questo ragazzo tranquillo, serio e molto silenzioso, apparentemente senza problemi. Parlava poco, dicevano.
Una storia triste, terribile. Perlomeno questo ragazzo non ha fatto male a nessuno se non a se stesso e alla sua famiglia.
Però penso che spesso queste persone che arrivano a pensare al suicidio sono persone che non riescono a esprimersi, a esprimere il loro disagio. Non parlano, stanno troppo spesso zitte. O non hanno trovato qualcuno con cui parlare al momento giusto, in modo da frenare l’istinto autodistruttivo.
Questi sono casi estremi, ma se ci pensate bene il fatto di parlare o di tenere dentro di noi troppo a lungo i disagi fa la differenza fra persone felici e infelici, fra coppie che vanno avanti o che si dissolvono, distrutte proprio dai troppi Silenzi.
Il silenzio spesso non è d’oro, ma distrugge. Passa il tempo e ci abituiamo al silenzio. Il silenzio è rassegnazione, è rinunciare a urlare il male che hai dentro, liberandotene.
Il silenzio è complice di incomprensioni che, attraverso il tempo silente che passa, diventano insormontabili. Al punto che quando vengono fuori ed esplodono, distruggono. Vite, rapporti, amicizie, coppie.
Il silenzio è il miglior amico della depressione, il cancro della mente che ha come alleati proprio l’incomprensione e il silenzio degli altri (leggi qui il mio post sulla depressione)
Nonostante ciò, questa società ci ha insegnato che conviene stare zitti, il più delle volte. Sul lavoro parlare può nuocere gravemente alla carriera. Dire quello che pensi in società può nuocere gravemente alla tua immagine. Questo è quello che ci hanno insegnato, ma è sbagliato. A volte è letale.
Pensiamo anche che chi urla, sbraita, si accalora sia eccessivo, persino matto. Forse, ma forse è salvo.
Cerchiamo di non far prevalere il silenzio almeno nei rapporti che contano di più, e lasciamolo, il silenzio e se proprio dobbiamo, a sottolineare quelli basati sulla convenienza.
Una coppia può davvero ammalarsi e morire di silenzio. Anche il rapporto fra genitori e figli può ammalarsi e morire di silenzi.
Il silenzio si fa assordante nei nostri cuori, lacerandoli, riducendoli a brandelli, fino all’incapacità di amare di nuovo.
La cura è una sola: parlare, subito, urlare il proprio disagio, esprimere fortemente quello che non ci va, subito ora! Anche a costo di sembrare matti.
Il prezzo, per la maggior parte di noi e per fortuna, non sarà così pesante come quel ragazzo della mia gioventù o, peggio, come quello del pilota che ha deciso di trascinare con sé tanti innocenti.
Ma rinunciare al silenzio che ci fa male significa prevenire la grande tristezza che può distruggere la nostra felicità.
Il silenzio non è sempre d’oro. Può anche essere d’acciaio. Come l’acciaio di una lama che taglia le vene dei polsi.
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