figli

Papà, perché tizio può restare in piedi fino a mezzanotte e noi dobbiamo essere a letto alle nove? Perché Caio può giocare con un videogioco per più di un’ora e tutte le volte che vuole, anche a tavola? Perché Sempronio può sparire dalla spiaggia per mezza giornata senza che nessuno lo cerchi e io ti devo riferire ogni spostamento?

Queste sono solo alcune delle domande che mi sento fare dai miei figli, degli “schiavi” delle regole se paragonati a una buona metà dei loro coetanei. Io rispondo sempre e solo in un modo: gli altri possono fare quello che vogliono perché sono dei “maleducati” (che significa non educati a dovere), e i loro genitori non hanno voglia e tempo di educarli, oppure si sono lasciati soverchiare dalla fatica che ogni genitore deve fare, non cedere a tutto e sempre.

La colpa non è dei ragazzi, mai, è dei genitori. Genitori che usano tv, smartphone e tablet come babysitter. Che dicono parolacce e permettono ai loro figli di dirle, anche a loro. Genitori che producono Bambini che già a sei anni rispondono malamente, non salutano nessuno, vivono in un loro mondo, non riescono a stare a tavola, mangiano sempre e solo quello che vogliono.

Questi sono gli esempi con cui, genitori come me, che hanno sputato e sputano sangue per dare delle regole ai propri figli devono fronteggiare quotidianamente. Per fortuna i miei figli sono intelligenti, e capiscono che la vita non è fatta di dieci ore di tv, che non è possibile mangiare solo hamburger e patatine, che ci vuole rispetto, che è vietato dire bugie perché se mi dici una bugia (importante, ovvio) ti giochi la mia fiducia, mentre se mi infondi fiducia avrai sempre più libertà.

E i genitori? In nome di una momentanea libertà (quella di parlare a tavola mentre il figlio gioca, di non affrontarlo se risponde male o fa un muso…) si giocano ben altro. Rispetto, equilibrio dei figli dentro e fuori la famiglia. E per un lungo futuro.

Ho visto figli boccheggianti all’una di notte perché i genitori se li portano dietro sempre, come se avessero ancora il cordone ombelicale. Ho visto figli mandare a quel paese il padre, e il padre stare zitto, e non parlo di adolescenti, ma di bimbi delle elementari. Ho visto figli conquistare il lettone di famiglia al punto da mandare un genitore in un’altra camera, o ridursi a dormire in tre. Ho visto figli non mangiare mai una solo foglia di verdura, o rifiutarsi anche solo di assaggiare cibi nuovi. Ho visto figli in casa di altri rovistare nei cassetti degli ospiti senza che i genitori facessero una piega. Ho visto figli dire parolacce da camionista a otto anni e masticare il cibo facendo un rumore tale da far sobbalzare i piatti. Ho visto padri dare un comando ed essere smentiti pubblicamente dalla madre e viceversa, annullando così l’autorevolezza di uno dei genitori e minando anche, forse in modo irreparabile, il concetto di giusto e sbagliato nei figli.

Ho visto genitori non parlare mai con i figli….

Grandi piccole cose che un domani diventeranno enormi per loro e che hanno un solo colpevole: i genitori.

Perché i nostri figli sono i primi ad aver bisogno di regole. Ne hanno un profondo bisogno. Provano a violarle fin da piccoli, anche a pochi mesi, perché hanno bisogno di una linea, di un costante reset.

Tutti i miei tre figli hanno tentato di piangere, da neonati, perché giustamente preferivano dormire in braccio alla mamma piuttosto che nella culla. Se noi non avessimo scelto, a malincuore e con grandissima pena di lasciarli piangere nel loro letto finché non hanno capito che in braccio di notte non si dorme, noi non avremmo mai fatto tre figli, non avremmo dormito, loro non avrebbero dormito bene e in modo indipendente e saremmo degli schiavi. Si inizia presto a mettere dei paletti fondamentali, e il primo, che miete centina di vittime fra i genitori, è proprio questo.

Ma se capitolerai sul dove dorme, poi capitolerai su quanto dorme, quando dorme, cosa mangia, come mangia. E via di seguito tv, videogames, relazione con te e gli altri. Cari genitori, la battaglia inizia già a pochi mesi di vita, ed è un imprinting fondamentale, l’ho vissuto ben tre volte.

Io poi sono stato un bimbo viziatissimo, e questo mi è costato molto quando ho dovuto studiare seriamente e iniziare a lavorare, ma una cosa l’ho imparata: la famiglia si regge sulle regole e sul do ut des. Tu mi dai, io ti ripago. Tu studi e avrai quello che desideri nei limiti della decenza e della disponibilità della famiglia. Tu ti comporti bene e avrai la mia fiducia, con più autonomia e libertà, perché hai dimostrato la tua affidabilità. Ecco perché Nicolò, a 12 anni appena compiuti, può andare a scuola da solo in bicicletta. E Sebastiano stare da solo a leggere e giocare a casa, se non ha voglia di uscire con noi a fare la spesa. Ed è un lavoro che stiamo rifacendo con Rebecca! Partendo dalle piccole ma fondamentali cose, come il latte bevuto in tazza e non più nel biberon (un feticcio difficile da mollare anche a 4 anni), il rimettere a posto i giochi, non fare scene per strada mai e saper contenere i capricci.

È così che gli scapaccioni servono per poco, poi basta la voce o uno sguardo per tornare alle regole.

Quindi, cari genitori, i nostri figli fanno quello che noi gli abbiamo insegnato o non abbiamo saputo insegnarli. Unico caso in cui io capisco e manlevo, almeno in parte, i genitori che sbagliano con i figli: i separati o divorziati.
Già è difficile fare i genitori in una famiglia compatta come lo siamo io e mia moglie (mai una litigata davanti a loro, mai un contrordine di uno dei genitori rispetto a quello dice dice l’altro, semmai ce la vediamo poi in separata sede), figuriamoci se c’è di mezzo una rottura coniugale.

Ma a parte questo caso siamo noi i veri colpevoli della loro maleducazione.

Qualcuno dirà: ma quanto la fai facile, a che titolo parli? Non sono psicologo infantile o uno specialista. Sono solo un praticante autodidatta di lungo corso: per me parlano i miei tre figli, bravi ed educati ragazzi, che ripagano il sudore del nostro sforzo educativo dalla scuola alla tavola. Fanno errori ma imparano dagli errori. Li guardi e sono sereni, anche grazie alle regole, non degli schiavi in un collegio.

Sì beh, sono piccoli (12, 10 e 5 anni), vedrai da adolescenti… Possibile, ma affronto la cosa a cuor leggero, perché la logica mi fa pensare che un bimbo educato a dieci anni difficilmente sarà un problema a 14, e non viceversa.

E poi per un genitore non c’è soddisfazione più grande che vedere i propri frutti non solo maturare sani, ma bene.

Amen e auguri, a tutti noi genitori, che facciamo il mestiere più bello, delicato, difficile e spaventevole del mondo.

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9Commenti

  • alessandro pellizzari, 23 Gennaio 2018 @ 13:48

    Sono bravi ragazzi. Tentano di ribellarsi ma sono abituati alle regole e le cercano. I pilastri della loro educazione sono la meritocrazia: tu mi dai io ti dò. La compattezza dei genitori: mai in disaccordo sulle loro questioni o in contraddizione. Dialogo: con noi hai sempre modo di recuperare se sai spiegare bene le tue motivazioni. Non siamo amici: possiamo scherzare ed essere complici ma comandiamo noi. Bugie: la tua libertà di basa sulla mia fiducia. Se menti perdi fiducia, e se perdi fiducia perdi libertà. La scuola è il tuo lavoro. Ho figli sereni. Ci sono problemi da risolvere ma li risolviamo. Il problema è che sono in tre: uno è sempre “acceso”. Ma è stata una nostra scelta e la rifarei. Soprattutto la femmina

  • Aurora, 23 Gennaio 2018 @ 13:29

    Sono passati degli anni da questo articolo….@Alessandro che esperienza hai accumulato ora con gli adolescenti (o pre adolescenti?)? Raccogli buoni frutti dal tuo seminato? Mi piacerebbe leggere un articolo che riguardi figli appena appena un po’ più grandini…..

  • Emy, 16 Dicembre 2015 @ 08:47

    i miei figli mi hanno risposto male, i miei figli hanno fatto cose inenarrabili secondo quanto hai scritto 🙂 .
    Ma non ritengo sia quella , in quel momento la maleducazione.
    Ho riconosciuto che il mio comportamento precedente era stato irrispettoso , ho detto che mi dispiace , che non mi piace che una persona venga trattata così .
    Il suo era uno sfogo ( impacciato ed incapace) rispetto alla situazione di risposta a me….prima devo capire questo…devo insegnare io per primo l attenzione all altro.
    Poi devo fargli sentire il mio dispiacere per la sua risposta, perché il dispiacere c e e posso lasciarlo sgorgare.
    Perché comunque negare abbraccio e contenimento? Di cosa hai paura? Che la situazione ti scivoli tra le mani? Che dai una mano e ti prendano un braccio?
    Ma sei adulto no? Puoi adattare la situazione,(problem solving).
    Se dici che sei stato viziato forse stai cercando quello che ti è mancato , ma io non credo che sia da cercare nella rigidità delle regole , ma sull espressione dei sentimenti e delle sensazioni dei genitori, che si esplicano anche attraverso fermezze assolute, ma solo dopo aver adattato la situazione alla vita e ai bisogni.
    I miei figli mi hanno avuto accanto quando serviva loro, e quando io ero disponibile…. Altre regole per la vicinanza non servivano.
    Quale è il problema di fare scene per strada?(ovvero, capiamolo prima noi) che non è decoroso o che può essere pericoloso?
    Un bambino ha un sistema nervoso ancora in formazione, è facile che possano scattare così , succede anche a noi adulti, eppure siamo adulti.( no non ci mettiamo a rotolare per strada noi siamo molto più subdoli quando ci arrabbiamo )
    Il problema non é la scena che fanno ( io sono per l accettazione sociale del capriccio in strada ) ma il vulcano che in quel momento sentono dentro, se spegni il fuoco spegni anche il vulcano , se spegni, zittisci, crei sensi di colpa sul vulcano, il fuoco rimane acceso.
    “Tu mi dai io ti ripago” io ti direi … Ni… Ovvero ne no ne si.
    Forse l hai scritta dura per rafforzare le cose ma l amore tra genitori e figli è amore incondizionato, questo non vuol dire che puoi dare tutto, ma che loro hanno diritto ad essere amati senza condizioni.
    E allora la questione non è così semplice
    Il premio se fai qualcosa dovrebbe essere la soddisfazione della cosa fatta in sè, fai attenzione che non si perda questo traguardo quando con gioia gli puoi dare una cosa che desidera da tempo.
    Perché non può essere un ti do solo se tu mi dai, l impegno non può essere solo merce di scambio per quanto a volte può essere utile e bello avere una motivazione in più , l impegno è per soddisfazione personale , non tenerne conto può far credere al figlio che tutto ciò non sia importante è che la soddisfazione che da non sia cosa importante è di cui gioire assieme.
    Perché la famiglia non è un rapporto di lavoro.
    Ah se vuoi ti faccio inorridire io e il mio compagno parliamo anche in presenza dei figli di ciò che non ha funzionato…. Certamente non spalando cacca l uno sull altro , sarebbe un inutile esempio di relazione di coppia, ma chiedendosi l un l altro le motivazioni e i bisogni quello si, non devo trovare il cattivo nell altro, anche se in quel momento penso che abbia sbagliato, ma devo cercare di capire le sue motivazioni per aiutarlo a capire e non sbagliare più … Il più delle volte capisco che avrei potuto sbagliare anche io in quel modo , in quella situazione e con quelle risorse.
    Io credo che tutto ciò che hai fatto sia più soft di quanto hai scritto, le parole portano ad immagini diverse a seconda di chi legge.
    Tra genitori e figli non serve intavolare nessuna battaglia, i genitori hanno la responsabilità e devono capire cosa possono accettare e cosa no anche con l aiuto dei figli che possono esprimere l importanza dei loro bisogni e la necessità di allenarsi alla vita.
    La battaglia la deve avere il genitore con se stesso, nello sradicare regole o non regole che falsano la sua percezione della realtà così come può essere vista da genitore e bambino. La battaglia per capire le proprie sensazioni dopo che una educazione rigida o al contrario troppo morbida ( in ogni caso alienante ovvero i genitori erano focalizzati sull educazione non sul vedere te come bambino ) non ha aiutato ad ascoltarsi .
    Una volta che hai fatto la tua battaglia puoi camminare con il tuo alleato e finalmente “educare” ovvero davvero tirare fuori , far crescere quello che si ha dentro per renderlo aderente alla vita.

  • alessandro pellizzari, 15 Agosto 2014 @ 08:33

    San Rocco, posto meraviglioso del quale non posso parlare perché appartiene alla mia prima vita. I figli sono taglienti come katane

  • MariaGiovanna Luini, 15 Agosto 2014 @ 08:11

    Ieri sera a San Rocco di Camogli. Bambina inizia a fare strani rumori, ululare e fare versi. I genitori la sgridano, lei risponde: “L’ho fatto apposta, lui (indica il fratello più piccolo) da mezz’ora fa questi versi e nessuno lo sgrida. Ho voluto farli anche io per dimostrarvi che invece con me siete severi”. Genitori ammutoliti. Avrei volentieri completato con ciò che ricordo della mia infanzia: genitori che dicono che io sono la più grande e devo avere giudizio, e chi ha più testa la usi. Eccetera.

  • alessandro pellizzari, 25 Luglio 2014 @ 18:28

    No le dinamiche del divorzio sono tali da costituire attenuante non generica. Non parlo di assoluzione però

  • Jo mason, 25 Luglio 2014 @ 18:09

    Manleva ai separati un par di scatole Alessandro! Altrimenti è come se ti dicessi: poverino sei uno sfigato, quindi puoi fare delle cose che non sono il tuo bene oerchè mi sento in colpa che non sono riuscito a tenere in piedi il matrimonio… Ma non scherziamo, nessun senso di colpa, le cose funzionano o meno e non ci sono famiglie di serie A con due genitori e di serie B, con uno solo. Le regole sono uguali perchè danno l’equilibrio che ha tolto l”‘altro quando è andato via. E anzi c’è maggiore solidarietà perchè ci si sostiene e aiuta di più. Mia figlia mi aiutava ad apparecchiare già a 4 anni se eravamo sole senza la donna e vedi come si sentiva importante. Oggi è una ragazza autonoma ed equilibrata, nonostante il divorzio. Troppo facile altrimenti. pelli ti voglio bene ma hai detto una cavolata! Con affetto la Mason

  • alessandro pellizzari, 24 Luglio 2014 @ 16:29

    Grazie concordo e abbiamo fatto così

  • maria luisa semi, 24 Luglio 2014 @ 14:06

    Parole sacrosante.Non so se la condotta dei figli dipenda soltanto da noi – oggi socializzano forse troppo,ma,fino da neonati,è opportuno (anzi obbligatorio) mettere dei paletti. Sono dell”opinione che da quando nascono sono in grado di capire (anche se noi non ce ne accorgiamo)che determinate cose non possono essere concesse.Sono anche dell”idea che non sia assolutamente opportuno proibire o concedere troppo.Bastano quindi pochi paletti : orari piuttosto rigidi (un tempo le poppate si davano ogni tre ore,mentre ora al primo vagito,via…),sonno nel proprio lettino e non nel lettone dei genitori,resistere ad ogni urletto,senza immediatamente prenderli in braccio (da genitori,si capisce benissimo la “qualità ” del pianto – fame,sonno,dolore…).Poi insegnare ai piccoli che non si può essere portati in passeggino fino ai quattro anni (comodo anche per i genitori,ma i ragazzini sono più forti e resistenti di noi),che esiste il vasino e che deve essere usato al bisogno (pannolini fino a tre anni ?no…).E poi via con altre “proibizioni” adeguate all”etàMi permetto di sconsigliare vacanze invernali in mesi di frequenza scolastica : non solo per mancanza di apprendimento,ma anche per rispetto nei confronti di chi (gli insegnanti) per loro lavora.Concludo ripetendomi :pochi paletti,ma da rispettare doverosamente.Con le mie figlie,ormai ampiamente adulte,è andata bene ;lo rifarei.Ma c”è un libro,bellissimo di Marcello Bernardi – illustre pediatra,che,con uno sconfinato amore per i bimbi,proprio questo sosteneva.Si intitola “Il nuovo bambino”

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