Quei dentini sono miei. Li ho fatti io, uno per uno. Li ho desiderati, pensati, costruiti pezzo per pezzo. Per loro ho scelto lo smalto migliore. Bianco, immacolato, a prova di morso. Poi ho pensato alle gengive: le volevo di un rosa delicato e morbide come il velluto, perché incorniciassero al meglio il mio capolavoro. E la risata? La risata deve esprimere emozioni e bellezza insieme. Lì è stato più difficile creare: la mia è ampia, un po’ cavallina, a metà strada fra Raffaella Carrà e Fernandel. Intendiamoci: è calda, sincera, mai regalata a sproposito e, se voglio, può distruggere o essere seducente. Ma non è questa la perfezione che cercavo: io volevo creare la risata perfetta, che riecheggiasse le note positive della mia, ma con canoni estetici indiscutibili.
E la perfezione non è mai eccessiva, è semplicemente perfetta. Oggi l’opera è compiuta. Posso ammirarla quando voglio, come voglio. Lo faccio perlopiù steso sul divano, con Vivaldi in sottofondo e un’unica luce accesa nella sala, quella dell’acquario. Ammiro in silenzio.
E spesso piango. Un pianto trattenuto a stento, che sale dalla gola e scuote dal profondo tutto il mio essere, la mia mente, il mio corpo. Ma com’è possibile che io abbia creato tanta perfezione? E che basti un sorriso per farmi sentire un dio capace di plasmare la materia a suo piacimento e l’uomo più felice del mondo? Sono davvero un pittore, un poeta, uno scultore, un uomo che ha realizzato il miracolo più grande. Sono un padre.
E quei dentini, i miei dentini, sono nel sorriso di Nicolò e Sebastiano. Loro ridono con me, per me, di me e io tocco con mano cosa significa creazione. Allora piangere diventa anche il mio modo di ringraziare Dio per il dono ricevuto, di avermi dato la Sua forza nel realizzare la perfezione.
Così le lacrime scendono, distillato della gioia. Solo un sorriso, prima, mi aveva fatto sentire così. Appartiene a Rita, madre dei miei dentini.
E luce, sorridente, della nostra vita.
Pubblicato sul libro L’altra metà del viso, realizzato con l’Istituto Odontoiatrico Italiano per la Fondazione Veronesi, alla quale sono stati devoluti i proventi del libro