
All’esame di giornalismo, la prova scritta più difficile non era il tema, o articolo se volete: era il riassunto di un lancio Ansa.
E sapete perché? Perché la sintesi è il bene assoluto di ogni forma di scrittura, non solo quella giornalistica.
E invece cosa trovi su Facebook and company? Le cosiddette impiombate.
Dicesi impiombata post di oltre 700 battute, fitte fitte, senza capoversi, dal contenuto anche interessante, ma impossibile da leggere sia per ritmo che per mancanza di pazienza e perdita di lucidità alla quarta riga.
Qualcuno ha dimostrato, scientificamente, che oltre i 20 minuti di discorso l’attenzione si volatilizza. Il tempo scende a dieci se il discorso viene letto da un testo, e non fatto a braccio.
Questo principio si applica anche allo scritto. I minuti sono i caratteri, il loro numero e la lunghezza del post.
Certo, non tutti hanno il dono della sintesi, ma non ci si applicano neanche.
La logorrea applicata ai social è devastante, perché Internet è il mondo della sintesi. Questo aggrava la responsabilità lessicale di chi impiomba i suoi post.
È il motivo per il quale i logorroici disdegnano Twitter, il cui grande merito è proprio la negazione della logorrea a monte: Dio salvi i 140 caratteri!
Intendiamoci: ho detto sintesi, non ho detto povertà di linguaggio e contenuti, che è l’altro grande problema di internet. Articoli tagliati malamente e discorsi spezzati o inconcludenti, faccine e faccette al posto delle parole, acronimi incomprensibili in quanto acronimi per adepti e mai spiegati… Tutto questo è grave quanto la logorrea.
La sintesi, invece, è la regina del buon scrivere. Grandi come Montanelli riuscivano, in poche righe, a spiegare concetti difficili senza diventare scarni.
Di Montanelli ce n’era uno, ma molti di voi, che scrivono per diletto sui social, sono degli ottimi sintetici. Peccato che la maggioranza sia logorroica.
Perché? Il logorroico è di tre tipi: quello naturale, quello autocelebrativo e quello autorale.
Quello naturale è fatto così: scrive quanto parla, e non ha e avrà mai il dono della sintesi. Perdonabile, anche se rimane spesso illeggibile. Mi è simpatico, a volte mi sforzo di leggerlo.
Il logorroico autocelebrativo non dovrebbe stare su Internet. Il suo scrivere la Divina Commedia è spesso autoreferenziale, spesso onanistico, ebbro di sfoggio culturale, maniacalmente e volutamente criptico,con linguaggio per adepti. Nulla di male, ma che xx ci fai sui social? Non sarai lì per lo share, perché sei destinato ad averne quanto la Corrazzata Potiemkin mandata in onda a domenica in… No, è autocelebrazione e basta. Per adepti che non si leggono fra loro: troppo intenti a scriversi addosso.
Il logorroico autorale crede di essere uno scrittore. Pensa che scrivere sia sempre fare un romanzo. Non sa che cos’è un titolo o un sommario. Sono quelli che pensano che aver avuto dei bei voti nei temi delle elementari sia sufficiente per ammorbare la più vasta platea con migliaia e migliaia di caratteri sull’esegesi del diritto romano. Purtroppo, ogni tanto, qualcuno di questi si crede anche giornalista e si propone come collaboratore.
Chiudo rivolgendomi a tutti costoro con un appello: abbandonate i social e sfogatevi aprendo un blog.
Il blog è un diario dove, forse, la regola della sintesi può essere ogni tanto violata.
Inoltre, è il tuo diario: non farai male a nessuno che non voglia venire a leggerti per farsi del male.
Il blog è come Alien: nello spazio profondo nessuno può sentirti urlare.
Sincerely yours
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