Primo agosto, Nicolò, il mio primogenito compie 12 anni. A mezzanotte lui dorme con i fratelli, e noi siamo in sala a vedere la tv.
Suona un campanello, o almeno così ci pare. Strano, sarà fuori. Poi, dopo qualche minuto un tonfo. Corriamo in camera loro: niente. Iniziamo a perquisire la casa. Nulla finché, nella bacheca delle armi antiche lasciatemi da papà noto che il suo vecchio fucile da collezione (truppe cammellate fine ottocento) si è sganciato dai perni (intatti) ed è rovinato sulle foto di famiglia. Miracolo, nulla si è rotto: il prezioso fucile e le foto sono intatte. Lo riaggancio ai perni, che sembrano solidi. Sono sbalordito ma non ho ancora capito perché è successo.
Torno in salotto e mi siedo. Dopo 5 minuti lo stesso boato.
Questa volta corro a colpo sicuro verso la credenza: il fucile è di nuovo caduto rovesciando le foto. Tutto è intatto. E finalmente capisco.
Mia madre, che ci ha lasciato da qualche anno, ha dato uno dei suoi “segni”. Essendo lei stata in vita una strega bianca (leggete qui come lo è diventata e quali erano i suoi poteri), ora che è in Paradiso con mio padre ama farci sentire la sua presenza utilizzando oggetti di casa.
Li nasconde, li sposta, li fa cadere. Questa volta è toccato al fucile di mio padre, perché voleva fare gli auguri a Nicolò anche lui, ma non ha mai avuto i poteri di mia madre, e quindi ha delegato a lei. Insomma, l’incidente doppio erano gli auguri dei miei al loro nipote.
Povero Alessandro, direte voi, gli manca tanto sua madre che vede i fantasmi. Non è così, vi assicuro. Da quando lei non è più su questa terra ha preso ha lasciare segni di questo tipo a tutta la famiglia.
I segni sono inequivocabili. Mia madre sceglie sempre oggetti preziosi o importanti per chi li possiede: gioielli, giocattoli, persino soprammobili. Insomma, qualcosa che crei ansia e faccia scattare una ricerca o un intervento immediato. E che fa? Li nasconde, li sposta o li fa cadere.
Ma lo fa in modo che sia chiaro che è impossibile che sia stata una cosa normale, una casualità. Un gioiello sparisce. Inizia la ricerca ansiosa. Niente. Nello stesso giorno, o quello dopo, quando tutta la famiglia si è mobilitata per ritrovarlo e ha abbandonato ogni speranza, il gioiello riappare. O nello stesso luogo dal quale era stato rimosso, o in un altro, ma dove sicuramente sappiamo di aver guardato. È il suo inequivocabile messaggio.
Se fa cadere una cosa, invece, la caratteristica è quella della storia del fucile: potenzialmente pericolosa e distruttiva, ma che non lascia danno.
Agisce così quando c’è una ricorrenza importante, alla quale vuole partecipare, o la famiglia deve affrontare una prova, e ci vuole sostenere.
Questi segni si sommano al nostro incontro quotidiano e notturno. Da quando mi ha lasciato, ogni notte, precisamente alle quattro, l’ora del lutto per gli orientali, mi sveglio, fosse anche per un minuto (A volte molto più a lungo) e la penso. La penso seduta ai miei piedi, che mi guarda come mi guardava, come una madre guarda un figlio. Poi mi riaddormento.
Madre, io ti aspetto ogni notte, e aspetto i tuoi spaventevoli ma agognati segni. Non lasciarmi mai.
Buon compleanno, Nicolò Alberto Pellizzari
Ps: il fucile di mio padre è ora appeso agli stessi perni, solidissimi, dai quali è caduto. Non ho dubbi che non cadrà più. Ha svolto la sua funzione di messaggero. E mia madre ama usare cose diverse per comunicare con la sua famiglia.