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Leggo che in Italia il primo figlio arriva dopo i 35 anni, spesso dopo i 40. Carriera, crisi, soldi, lavoro, casa: tutte cose che hanno a che fare poco con la gioia di essere genitore, ma che pesano, eccome se pesano.

Quando desideri un figlio, inevitabilmente fai i conti: con i soldi, con lo spazio (la tua casa sarà idonea? È tua?), con la tua libertà perché, basta vedere chi è già nel club dei genitori, lo sai che la tua libertà verrà decurtata di un 70%, almeno nei primi anni di tuo figlio.

Bene, possiamo metterci a tavolino e pensare per anni se conviene avere un figlio, se si può avere un figlio: il risultato, tranne per pochi fortunati, è che non conviene mai.

Infatti, decidere di avere un figlio non è un moto del budget, ma è un moto dello spirito. È un istinto, forse un azzardo in certe condizioni, ma è la scelta più bella del mondo. È un moto d’amore, per la coppia e per il tuo futuro.

Non va pensata, va sentita e va fatta. Se è solo la calcolatrice a dire no a un bambino, buttate via la calcolatrice. Se è un profondo non me la sento, dettato da riserve sulla coppia, su quelle che sono le proprie intime priorità (la carriera per esempio: mia moglie mi ha fatto aspettare due anni per avere il primo per questo, ed era giusto) o semplicemente perché, come molte persone, non vedete nei figli il futuro del vostro esistere (succede ed è comprensibilissimo) meglio attendere, o non farlo mai.

E l’età? Non c’entra nulla e non fa differenza. Certo, il mio amico Enrico Semprini, insigne ginecologo ed esperto di infertilità, che ha fatto nascere i miei tre figli (parti naturali e coppia fertilissima, quasi un’eccezione per lui) mi direbbe: occhio al timer biologico. Vero, più si aspetta e meno madre natura aiuta a procreare, ma credo che le tecnologie ormai siano a un punto che questo gap diventerà sempre più percentualmente ristretto.

Dicevo, l’età non c’entra. Io ho avuto il primo figlio a quarant’anni. Non per scelta: lo volevo a 35, ma chi passa attraverso un divorzio inevitabilmente deve ritarare l’orologio dei suoi desideri in avanti.

Dopo Nicolò, solo 20 mesi dopo, è arrivato Sebastiano. E poi il mio regalo dei 50 anni, Rebecca.

Tre figli. A ogni figlio la coppia ha dovuto resettarsi pesantemente sugli equilibri, con litigi e il rischio di rovinare tutto. I soldi si sono assottigliati sempre di più, perché le risorse vengono destinate praticamente tutte a loro. La nostra libertà è rimasta una goccia nel mare del tempo, che dobbiamo guadagnarci anche a forza. La stanchezza tanta.

Tutto ciò, calcolatrice in mano, potrebbe far dire, ma chi ce l’ha fatto fare! E invece siamo felici. I nostri figli sono belli, sani, sereni, educati, e ci dicono che siamo bravi genitori. Certo, tre sono tanti, ma che meraviglia.

Che meraviglia dal primo istante della loro nascita. Uomini, vale la pena fare un figlio solo per assistere a quel miracolo che è la nascita di tuo figlio, un pezzo di te, e come terribile e meraviglioso sia il dolore e la fatica che provano le nostre compagne, le nostre madri, vere SuperDonne.

La Creazione che si ripete, e tu ne sei protagonista. E la vedi crescere in loro. Futuri papà, non rinunciate mai al privilegio di assistere al parto, mai: ve ne pentireste per tutta la vita.

I figli sono un dono, a qualsiasi età. E un padre vecchio come me sa ritrovare la giovinezza, per goderseli e crescerli, anche quando torna stanco morto dal lavoro.

Il futuro sembra buio, certo, ma non è incoscienza pensare, ogni tanto, che ne farei un quarto.

Nella foto la mia Rebecca, a poche ore dalla nascita. Oggi ha quasi 5 anni.

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