Parli sempre degli uomini e delle loro malefatte, ma racconta anche di quelle che entrano a gamba tesa nel matrimonio degli altri!
Accolgo l’invito dell’amica che mi lancia la sfida non solo perché forse ho l’occasione per criticare, per una volta, qualcuno che non sia uomo, ma per il paragone calcistico che ha usato, che rende bene l’idea in epoca di mondiali e scorrettezze a colpi di morsi.
Sì, ci sono donne che vanno con gli uomini delle altre. Sposati, conviventi non importa: la specializzazione è “fregarli alle altre”. Anche senza che lo vengano a sapere le vittime, anche solo per una notte. Il gusto è quello. Queste cacciatrici, o meglio calciatrici, entrano a gamba tesa, grazie al loro fascino e alla loro intraprendenza nella vita degli altri.
Questa è l’accusa. Donne senza scrupoli, senza morale. Carnefici dei sentimenti altrui, traditrici della solidarietà femminina… Esistono donne che scientemente cercano sempre e solo uomini di altre? Forse, ma sono eccezioni. La stragrande maggioranza delle donne che “vanno con gli sposati” hanno tutt’altre motivazioni.
Quindi Mi spiace non poter cogliere al balzo l’occasione, ma anche questa volta non posso parlare male delle donne, neanche di questa tipologia. Perché la calciatrice, come la chiamo io, non fa altro che giocare la sua partita.
Una partita che si gioca in due. Perché la presunta vittima, cioè l’uomo sposato, non solo non è vittima, ma è l’altro giocatore. È lui che risponde al gioco seduttivo rilanciandolo. È lui che può semplicemente, banalmente e in modo tombale rispondere: sono lusingato ma, scusami, io sono innamorato di mia moglie, addio. È lui che accetta di uscire a cena. È lui che paga il motel e compra i preservativi. Quindi non parlatemi di vittime. Non è un debole, è consenziente. Non è il sedotto, è quello che ci vuole fare i numeri con la calciatrice.
Torniamo a lei. Gode nel sottrarre il maschio già occupato? È questa la libidine? Può darsi, in certi casi può darsi. Ma le calciatrici che conosco o che ho conosciuto io sono mosse da altre pulsioni, e sono la stragrande maggioranza.
C’è la calciatrice che è battitore libero per esempio, che non vuole, per vari motivi, essere invischiata in storie che non siano solo divertenti o sessuali, e quindi vede lo sposato come garanzia di non rompimento di palle. Dell’altra non chiede neanche, se non per curiosità: per lei, giustamente, siamo tutti adulti e vaccinati. Basta non mentire.
C’è la calciatrice sposata o fidanzata, che vede il sesso molto al maschile o si concede qualche uscita dalla routine e se incontra un uomo che le piace perché no… Se è sposato non ci saranno interferenze.
C’è la calciatrice istintiva, che non si chiede neanche se sei sposato o no: gli piaci? Si diverte con te? Dov’è il problema? E l’altra? Occhio non vede cuore non duole. Disdicevole? Per lei è una questione di divertimento, non è offuscata da coscienza o false illusioni di moralità.
E non parlatemi di solidarietà fra donne! Nel sesso, soprattutto se parliamo di corna, siamo tutti “carnefici”, e dall’altra parte ci sarà sempre un lui o una lei traditi. Certo, subire un tradimento è pesante, ci siamo passati tutti, uomini e donne. Ma non sempre si possono attribuire responsabilità precise e solo “all’altra”, in una sorta di manleva del “poverino” di turno che si sarebbe fatto turlupinare. Troppo comodo per lui.
Quindi capisco il dolore di chi ci è passato, lo conosco bene, ma inutile fare i moralisti e dare colpe che non sono mai al singolare.Perché le corna sono un concorso di colpa, sempre.
E se lui alla fine lascia la famiglia per la calciatrice? ha solo cambiato squadra. Molte nuove coppie e nuovi matrimoni sono nati così. Molte calciatrici si innamorano. Molti giochi si trasformano in legami.
Insomma, una gamba tesa basta a far rovinare a terra un matrimonio se la difesa è debole. Ci sono gol che vengono fatti a porta vuota ormai, dove l’azione spericolata della calciatrice è possibile perché l’avversario non gioca più.
Un matrimonio solido non può temere nessuna calciatrice. Quindi non diamo colpe a chi non ne ha, anche perché, un giorno, potreste trovarvi nel ruolo di attaccante. Il destino, si sa, è beffardo.
Mia madre una volta, commentando il fallimento di un matrimonio di amici causato da un terzo incomodo ( e quando mai non c’è: sono pochissimi i connubi che si spengono da soli) mi disse: certo, lui è andato via con l’altra, ma lei non ha saputo trattenerlo, non ha difeso la sua posizione, non ha lottato per il suo uomo.
Forse la mamma aveva una visione molto canonica e poco femminista del legame fra uomo e donna, ma c’è del vero in quello che diceva: la porta va difesa con attenzione e voglia di vincere, e vale nella coppia sia per lei che per lui. Se qualcuno riesce ad entrare a gamba tesa, il fallo, pardon, non è fischiabile. Perché il matrimonio è il gioco di squadra per eccellenza.
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