Buon compleanno mamma.
Qui siamo al Lido di Venezia: mi ricordo che mi hai insegnato a nuotare, tu eri bravissima a nuotare. Delicatamente, mi hai affrancato dal salvagente, molto presto, come volevi tu.
Mi ricordo quella volta che una zia mi ha raccontato che il diavolo sarebbe venuto a prendermi nel letto. Ho dormito per tre notti sotto le coperte, sudando fiumi di acqua insonne. Quando ti sei accorta di cosa mi succedeva, sei riuscita a farmi parlare, e mi hai liberato dal mio terrore semplicemente chiedendomi: Alex (solo tu mi chiamavi Alex), perché mai, fra tutti i bambini cattivi, il diavolo dovrebbe prendersi un bambino bravo come te?
Mi ricordo che quando all’asilo la suora mi ha punito mettendomi in ginocchio in uno stanzino al buio, quando l’hai saputo hai tirato giù la scuola e io non sono più andato all’asilo.
Mi ricordo quella volta che in montagna mi hanno circondato tre bulli per picchiarmi, tu mi hai visto dalla finestra e gli hai urlato: vigliacchi, uno alla volta e vi farà vedere!
Mi ricordo i tuoi racconti su Venezia, sulle opere del nonno, i grandi restauri, la musica classica che mi hai fatto scoprire.
Mi ricordo che adolescente, quando litigavo con papà, parlavi tu per me e sistemavi le situazioni più tese.
Mi ricordo a 18 anni, quando papà ha avuto l’infarto e il suo lavoro si è bloccato, che oltre ad accudirci ti sei rimboccata le maniche e sei andata in agenzia a far funzionare tu le cose.
Mi ricordo che quando mi sono sentito perduto perché la donna che amavo se ne era andata tu mi hai tranquillizzato e mi hai detto: tornerà, Rita ti ama.
Mi ricordo che mi chiamavi il mio bambino anche quando avevo 40 anni.
Mi ricordo che alle 17 di ogni 9 marzo mi chiamavi per dirmi quanto avevi sofferto per farmi nascere, che il primario era in vacanza, che io avevo la corda doppia intorno al corpo, che appena vista la luce ero tornato indietro, che avevano dovuto usare il forcipe… E concludevi: rifarei tutto sei il mio bambino!
Mi ricordo come ridevi quando, ormai giovanotto, non avevi più la forza di menarmi (quante sberle mi hai dato) e ridevi perché ti trascinavo e ti chiudevo nel bagno di servizio.
Mi ricordo quando, il giorno prima di andartene, mi hai chiamato al tuo capezzale. Io ti ho chiesto scusa perché non riuscivo a frenare il pianto a dirotto e tu, che stavi morendo di un male incurabile, eri tu a consolarmi. Alex hai una bella famiglia non piangere: io me ne vado serena, pensa piuttosto a tuo padre. Pensa a tuo cugino, te lo affido, quando mio sorella non ci sarà più dovrai occupartene tu. Io ti proteggerò da lassù.
Buon compleanno mamma
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