
Voglio portare la testimonianza di chi ha deciso di viversi una relazione extra senza fare troppi drammi. E dirvi la mia.
Molte vivono l’amantato secondo la filosofia di Letizia Cherubino, della serie amante è bello prendiamoci il meglio di lui. E funziona sempre, nei primi mesi di amantato, quelli del carpe diem, quando tutti gli uomini sono apparentemente perfetti e dottor Jeckyll (anche quelli che si riveleranno poi i peggiori Hyde).
Innamorarsi, per voi che siete donne e quindi più naturali, trasparenti e corrette, è solo questione di tempo.
Chi non si innamorerebbe dell’uomo apparentemente perfetto, simpatico, comprensivo, carismatico, che ti fa sentire di nuovo una regina in pubblico e a letto? È solo questione di tempo. Ma è anche questione di tempo che l’amore a un certo punto si accorga del terzo incomodo, la moglie, l’altra, solo fino a ieri obnubilata dalla felicità del Carpe diem.
L’amore vero, completo, infatti è semplice: vuole tutto, non conosce compromessi e soprattutto vuole l’esclusiva.
Dunque tutti gli amantati prima o poi, chi dopo 6 mesi di storia chi dopo un anno e comunque quando la storia si fa più seria che ludica, si chiedono dove andiamo, cosa facciamo, interrompiamo prima che sia troppo tardi e doloroso.
Sono le coppie, spesso entrambe sposate e che si fanno stampella uno dell’altra su matrimoni in crisi ma non insopportabili, che decidono di andare avanti prendendo quello che c’è e facendoselo bastare di comune accordo (in realtà l’uomo è sempre d’accordo o quasi a fare gli amanti e basta, è la donna che deve accondiscendere al compromesso del “io posso darti questo e basta”).
Ma anche le single tirano avanti, con la almeno recondita speranza, spesso alimentata da lui, che dandogli tempo lui deciderà. Errore fatale in 7 casi si 10.
Il consiglio che vi trasmetto, se siete giunte a questa decisione in seconda istanza e a una certa fase della vostra storia, è monitorare bene la vostra soglia di sofferenza, perché possiamo decidere a tavolino che ci va bene così ma il cuore vorrebbe tutto, non solo una parte: perché, prima o poi, la famosa domanda già vista “interrompiamo prima che sia troppo tardi e doloroso” tornerà, è inevitabile.
Basta che lui venga scoperto, a volte basta che la moglie diventi più sospettosa o, banalmente, le storie finiscono, diventano noiose e routinarie come certi matrimoni. Ci sono uomini che spariscono per questo in un secondo, quando solo il giorno prima dicevano “ti amo”.
Infine, prima o poi lui deciderà di essere troppo vecchio per certe cose e si ritirerà in pensione indovinate dove? Sulla sua torre, ma con sua moglie
Bisogna fermarsi in tempo, prima che la sofferenza ci travolga come uno tsunami. E occhio alla depressione che, una volta scattata e come ho scritto qui, non fa prigionieri.Tirare troppo la corda della sofferenza porta con se il rischio di entrare in un tunnel dal quale è molto difficile uscire.
Monitora dunque molto bene il tuo grado di disagio e sofferenza, mi raccomando. Non sottovalutarlo, non mettere la polvere sotto il tappeto a lungo: diventerà una montagna.
Perché la fase ludica dura al massimo 6 mesi o un anno. Oltre rimane ludica per lui (anche se dice il contrario) e diventa compromesso, sofferenza, dolore per lei. Alla fine intollerabile, che è quando contattate me.
Rarissimo poi che funzioni nelle storie di amanti che riprendono dopo più o meno lunghi codici del silenzio (leggi qui che cos’è): sembra di avere più controllo perché si è deciso che va bene così, ma poi c’è l’effetto rebound, e il down emotivo è triplo rispetto al primo giro.
Mi scrive Marina: Io penso che la soglia di sofferenza sia molto personale, in una storia di amantato si soffre sempre se non fosse solo per il fatto che vuoi una persona che non puoi avere quanto e come vuoi e questa persona condivide la vita non con te ma non un altra donna e, come nel mio caso, sei sposata e hai vicino un uomo che non vorresti avere. Questo basta solo per soffrire e anche tanto.
Ma dall’altra parte della bilancia c’è la gioia, le emozioni e la vita che danno queste storie. Ma quando arriva il momento in cui la sofferenza è troppa, si è più tristi che felici. È una sensazione che te l’ha senti dentro. Io, continua Marina, dopo 2 anni, mi sentivo come sott’acqua, non respiravo più, mi sentivo come se indossassi una camicia di forza e me la sono dovuta strappare via, ma me lo sono sentito io.
Ed è così che dev’essere perché il blog di Alessandro, il suo counseling, figli, amiche, svago e tutto quello che ci gira attorno sono grossi aiuti ma poi alla fine i conti con il dolore, il senso dell’abbandono, l’amarezza e la rabbia ho dovuto farlo io, sono stata io sola con il mio dolore ed è per questo che quando prima avevo già provato a lasciare il mio amante per motivi che non erano il mio dolore e il non farcela più a vivere sempre questa vita ho fallito
E adesso dopo tre mesi mi sento bene ed è stato fondamentale l’aiuto di @Ale con il couseling. Respiro aria buona, ho il cuore a pezzi ma ho fatto un regalo a me stessa e il tempo aggiusterà anche quello.
Quindi mi sento di dirvi che finché stai bene, finché i pro superano i contro continua a fare quello che ti fa stare bene, te ne accorgerai da sola quando e se arriverà il momento in cui non sarà più così.
Marina dice goditela finché reggi ma occorre frenare molto prima dell’arrivo, non quando è in vista.
La prospettiva Cherubino, cioè l’amante felice di essere amante punto e basta vale sicuramente per i primi sei mesi ludici e vale anche se chi fa l’amante ha impegni personali che la pongono allo stesso livello e con le stesse esigenze dell’altro (sposati tutti e due con figli e rapporto non conflittuale con il coniuge, per esempio).
Però c’è sempre un timer in tutto questo: col passare del tempo ci si innamora sempre di più, e quindi si soffre per la mancanza di esclusività, anche solo per le vacanze non passate insieme. Farselo bastare può durare per un po’, non per sempre.
Quindi anche il carpe diem degli amanti ha una scadenza. A meno che non ci si trasformi in stampella uno dell’altro, vivendo così una sorta di matrimonio parallelo per anni che fa stare in piedi anche quello originario.
Il metro di giudizio è: quanto disagio mi da e mi darà questo status rispetto ai benefici (come diceva Marina)? Occhio che prima o poi, anche questi amanti che si “accontentano” e “stanno bene così” vanno in crisi e mi chiamano.
L’amore non è un noleggio.
E le amanti di lungo corso felici davvero (al punto da non volere lui manco se fosse libero, per esempio) sono una minoranza, nella mia epidemiologia di coppia. Spero che Letizia legga per commentare. E il 9 ottobre sarò con lei sul palco a Milano per voi.
In bocca al lupo a tutte le amanti del Carpe diem: tenete l’occhio sul freno d’emergenza.
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